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Un koala al giorno toglie il medico di torno? Come funziona il sistema sanitario in Australia

di Valeria - Adelaide
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Un koala al giorno toglie il medico di torno? 

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Il sistema sanitario australiano ricalca il modello britannico, comune, quindi, anche ad altri stati come, ad esempio, il Canada.

L’Australia e l’Italia hanno un accordo per cui i cittadini italiani residenti in Italia possono usufruire di Medicare (il sistema sanitario nazionale australiano) per sei mesi dall’ingresso in Australia.

È sufficiente presentare la propria tessera sanitaria agli uffici Medicare della città australiana per avere la tessera Medicare valida per appunto sei mesi. Scaduta la tessera, è sufficiente uscire dall’Australia e rientrare per avere altri 6 mesi. Questo funziona, ovviamente, se non si è iscritti all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero).

australia-medicoBreve parentesi sull’iscrizione all’AIRE.

Iscriversi all’AIRE non è obbligatorio per legge, nel senso che sarebbe un diritto-dovere di ciascun cittadino italiano che si trasferisce all’estero per periodi superiori ai 12 mesi, ma non si incorre in nessuna sanzione se non lo si fa.

Quando ci si iscrive all’AIRE, il consolato italiano funziona come il proprio comune di residenza in Italia, per cui è possibile andare a votare, richiedere documenti e certificati, e rinnovare la patente di guida italiana.

Personalmente trovo giusto e sensato cambiare la propria residenza quando ci si trasferisce, sia che si tratti di un trasferimento all’interno di uno stato o al di fuori di esso. Ad ogni modo, non essendo soggetto a multe o restrizioni, alla fine ognuno fa quel che vuole.

Cosa c’entra l’iscrizione all’AIRE con il sistema sanitario nazionale?

Ecco, qui viene il bello: nel momento in cui si diventa cittadini italiani residenti all’estero, si perde il diritto ad usufruire del sistema nazionale italiano (perché, tecnicamente, non si pagano più tasse in Italia) e, di conseguenza, si perde il vantaggio dell’accordo tra Italia e Australia per il supporto di Medicare.

Insomma, si diventa degli ‘apolidi sanitari’, per parafrasare il mio amico Paolo, medico in Italia.

Quindi, se vado in Italia non posso accedere al medico della mutua, se sono in Australia nemmeno.

Sorvoliamo sulle polemiche e trattiamo questa questione come un dato di fatto: sono in Australia e non posso accedere alle cure mediche statali.

Ah, be’, pace, io sono un riccone (o sono immortale e immune a tutte le malattie del mondo) e quindi, se proprio ho bisogno, vado dal medico privato.

A-ha! E qui casca l’asino (che spero abbia Medicare, almeno!): è possibilissimo, ma

1) preparatevi a spendere molti molti molti soldi;

2) non potete prenotare una visita privata se non prescritta da un medico di base.

Quindi, ricapitoliamo: se vi ammalate, anche se sapete a che specialista vi dovete rivolgere, prima di tutto dovrete prendere un appuntamento con un medico di base (GP, General Practitioner).

Questi vi visiterà e vi concederà 15 minuti o mezzora, a seconda del medico e della gravità della cosa, quindi vi prescriverà tutti gli esami che ritiene necessari e vi darà un secondo appuntamento.

E lo specialista? Eh, non ancora, prima gli esami.

Quindi pagate il GP (circa 70$ per mezzora di consulto) e andate a fare gli esami altrove.

Pagate gli esami (dipende da cosa fate, ovviamente, ma un prelievo di sangue vi può costare tranquillamente un centinaio di dollari) e tornate dal medico, che, ovviamente, dovrete pagare nuovamente.

La cosa interessante è che questo è l’unico modo anche per sapere come vanno i vostri esami, perché a voi non viene dato nulla, ma gli esiti vengono solamente inviati al medico richiedente.

Se siete preoccupati e il vostro GP è gentile, potrebbe chiamarvi appena ha i risultati, in modo da velocizzare le cose, ma questo non è per niente scontato.

Insomma, la cosa va avanti fino a che il medico si convince che avete bisogno di uno specialista e, solo a quel punto, vi farà la benedetta richiesta e voi potrete prenotare.

Per dire, vorreste fare un controllo dal ginecologo che non vedete da quando facevate prima media? Mmm…ma stai male? Ma hai dei problemi? Ma, guarda, facciamo prima qualche analisi e vediamo. Insomma, niente, questo è.

A meno che non ci sia assoluta necessità, il GP non farà nessuna richiesta. Pace.

Per quanto riguarda i fantastiliardi che avete speso, invece c’è sempre l’opzione assicurazione sanitaria, che costa un bel po’, ma almeno stai tranquillo perché, alla fine, rimborsano tutto (o quasi).

I medicinali, a quel che so, non vengono rimborsati, nemmeno in parte, ma se si ha la pazienza di cercare un ‘discount chemist’, per qualche ragione che non ho ancora chiara, i farmaci costano un po’ meno e sono gli stessi delle altre farmacie.

L’assicurazione sanitaria ha delle restrizioni ovviamente e, più si paga, più numerosi sono i servizi coperti.

Inoltre, non sono coperte condizioni diagnosticate prima dell’inizio della copertura assicurativa, mentre la gravidanza viene coperta dodici mesi dopo l’inizio dell’assicurazione (e.g. se iniziate a pagare l’assicurazione oggi e restate incinte domani, a meno che non abbiate una gravidanza di oltre 12 mesi, le spese non verranno coperte.

Se, per dire, rimanete incinte tra 6 mesi, solo gli ultimi 3 mesi di gravidanza saranno coperti).

Personalmente avemedico-australiavo abbastanza sbarellato (si può dire ‘sbarellato’? Spero di sì) prima di partire per l’Australia, quindi spero che questo mio breve vademecum possa essere utile a chi sta pensando di salire sull’aereo alla volta della terra di Oz.

Ultima cosa, le vaccinazioni: sono le stesse normalmente richieste in Italia.

Per essere sicuri, comunque, vi consiglio di visitare l’ufficio d’igiene della vostra città e controllare lo status delle vostre vaccinazioni. Io avevo trovato un medico gentilissimo che mi aveva aiutata molto.

That’s all, folks!

P.S. davvero l’ultima cosa: in Australia le leggi sulle molestie sessuali sono molto rigorose, quindi non stupitevi se il medico non vi toccherà nemmeno.

Il medico che visita a casa non è autorizzato a sfiorarvi nemmeno con un dito, e, anche se siete in studio, il contatto fisico è ridotto davvero al minimo.

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