Situazione coronavirus a Berlino

Un giorno qualunque a casa mia, con il sole fuori
Non avrei mai pensato di scriverlo, ma sto per parlarvi della situazione coronavirus a Berlino – ebbene sì.
Non intendo tediarvi con gli aggiornamenti sui numeri e i vari lockdown, però, tranquilli.
Qui la frase “siamo stati fortunati, non si è percepito molto quello che è successo” si è sentita spesso durante il 2020 e, in effetti, credo sia vera. Mentre, nei mesi scorsi, in Italia la gente impazziva reclusa in casa, qui andavamo nei parchi, a bere una birra con gli amici, a distanza di sicurezza (ok, non proprio tutti). A parte la difficoltà di organizzare spostamenti a lungo raggio e la mancanza delle persone care, mi stavo in qualche modo abituando a questa strana nuova normalità.
Con la fine di ottobre, però…
oltre a una serie interminabile di giornate grigie e sempre più buie, è arrivata la notizia di un nuovo lockdown per ristoranti, caffè e bar. Pessima notizia per me! Mangiare fuori (che sia a cena o a colazione) è una delle cose che amo e per cui spendo di più in assoluto – sì, molto di più che per scarpe, borse e vestiti.
Il mese di novembre e la prima metà di dicembre sono stati lavoro-casa, casa-lavoro. Ho cercato di non incontrare molte persone, per motivi di sicurezza e anche perché con ristoranti e bar chiusi e il freddo pungente non rimanevano molte opzioni.
Di gente che si ritrovava in gruppi però ce n’era, in molti hanno continuato ad organizzare cene e feste a casa, come se fosse tutto normale. “Ma sei sicura che sia il caso adesso?” “Perché?” No niente, c’è giusto una pandemia che non finisce più…
A metà dicembre 2020 è iniziato un lockdown ancora più severo e io mi sono ritrovata in ferie forzate.
Credo che la Merkel, senza saperlo, mi voglia bene: ero in pieno burnout per via del lavoro e senza il lockdown penso mi avrebbero ripescato dalla Sprea. Detto questo, la lontananza dalle persone e il distacco dalla realtà iniziano a farsi sentire, anche per un’introversa, amante della solitudine come me. Non stiamo vivendo una guerra, possiamo ricevere a casa tutto quello che vogliamo. Togliendo la maggior parte delle forme di svago, però, ci siamo ritrovati faccia a faccia con quello che della nostra vita non ci piace, con la routine di un lavoro frustrante, con una cultura che non è la nostra e adesso sembra più distante che mai, con un clima rigido e paesaggi che adesso appaiono cupi.
Voglio prendere il positivo
Ho bisogno di vedere questo periodo di pausa come un regalo, soprattutto considerando che c’è chi sta male o ha perso tutto. Mi impegno a vederlo come un momento prezioso che mi ha permesso di prendere di nuovo in mano le redini della mia vita e darmi da fare per cambiarla, ma la verità è che stiamo iniziando tutti ad avere crolli e momenti di sconforto. Mi piace tenermi in contatto con altre persone a Berlino, attraverso forum e gruppi Facebook, per avere un’idea della realtà e di come vivono gli altri in città e vedo sempre più spesso post relativi ad ansia, depressione, a quanto sia difficile qui a Berlino trovare uno psicologo disponibile (per chi non parla tedesco, poi, ancora peggio).
Giusto adesso
Mentre scrivo, primi giorni del 2021, mi arriva il messaggio di un amico: “hey è ufficiale, il lockdown è prolungato fino al 31 gennaio”. Non scriverò frasi da Baci Perugina su quanto sia importante imparare a non programmare e non voglio neanche aprire l’argomento vaccini.
Siamo stanchi. Tutti. Nella migliore delle ipotesi però stiamo bene e con noi anche i nostri cari. È dura, ma è quello che abbiamo al momento, quindi scriviamocelo sul frigo – che auspicabilmente sarà pieno – è l’unica. Forza!
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!