Genitori di una expat e tecnologia
Essere genitori di una expat vuol dire imparare a usare la tecnologia e non avere ufficialmente il tecnico a casa 24/7 che risolve i danni che l’autorità genitoriale combina con gli apparecchi tecnologici – tipo cambiare la lingua del cellulare da italiano a giapponese o cancellare l’icona del cestino dal desktop del computer che combinazione è scomparsa da sola… Ci vogliamo credere!
Nel mio caso non è successo niente di tutto ciò fortunatamente, anzi!, i miei genitori sapevano e sanno usare la tecnologia benissimo e la loro frase ricorrente è “per fortuna che viviamo in un’epoca così connessa in modo da poterci sentire tutti i giorni, più volte al giorno e senza dover pagare una fortuna!”. Ma cosa vuol dire essere genitori con una figlia (unica!) all’estero? Ho provato a chiederglielo…
- Da quanto tempo puoi considerarti “genitore expat”?
Papà: Da sempre, visto e considerato il suo desiderio fin da bambina di andare negli USA.
Mamma: Ho realizzato di essere genitore expat da 3 anni, prima non ci credevo veramente. Ho cominciato a pensarci alle prime ricerche di università
- Quando hai capito che sarei andata via di casa e sicuramente non sarei rimasta dentro i confini italiani?
Papà: A dire il vero non me ne sono ancora reso conto visto che grazie alla tecnologia ci si può vedere e sentire.
Mamma: Quando è partito l’aereo
- Come vivi i successi e le difficoltà che accompagnano la mia vita?
Papà: In prima persona: ogni tuo successo è un mio successo e ogni tua difficoltà è una mia difficoltà.
Mamma: I successi sono i miei e mi adopero con consigli e pareri; per le difficoltà, cerco di essere presente anche da lontano.
- Ti manca qualcosa da quando sono partita? C’è qualcosa che apprezzi nell’avere tua figlia all’estero?
Papà: Quello che manca sei tu e apprezzo il tuo coraggio.
Mamma: Mi manca la quotidianità
- La tecnologia e la lontananza. Cosa ne pensi?
Papà: Penso che la tecnologia abbatta la lontananza, VIVA LA TECNOLOGIA!!
Mamma: La tecnologia è la mia salvezza! In questo caso abbatte la lontananza.
- Hai mai timore o addirittura paura per me?
Papà: Costantemente!!!!
Mamma: Ho timore di tutti i pericoli che potrebbero esserci esattamente come avevo qui ma ingigantiti dalla lontananza. I genitori di un figlio all’estero sono orgogliosi e in apprensione allo stesso tempo.
- Com’è cambiato il tuo modo di dimostrare affetto da quando sono partita?
Papà: L’affetto resta tale, aumenta con la lontananza.
Mamma: Se possibile, l’affetto è aumentato in maniera direttamente proporzionale alla lontananza.
- C’è stato un momento nel quale hai pensato “è la sua strada, ora riesco a vederlo chiaramente”?
Papà: I figli non sono una proprietà; qualsiasi strada è da accettare purché sia onesta.
Mamma: Ho sempre pensato che la tua strada fosse indipendente da me ed ho sempre lavorato in questo senso.
- Cosa diresti ai genitori che stanno per vivere quest’esperienza?
Papà: Non ostacolateli e aiutateli per quanto potete.
Mamma: I genitori non dovrebbero mai ostacolare i figli indipendentemente dalla strada intrapresa. È la loro vita purché sia tutto fatto in maniera onesta. Il lavoro principale di un genitore è rendere indipendente un figlio.
Quando uno schermo unisce invece di dividere… Amiamola questa tecnologia, amiamola!
P.S.: vi posso assicurare che non si sono confrontati e non erano insieme quando hanno risposto. Sono rimasta stupita anche io quando ho visto le risposte!
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