Tempesta dentro e fuori
Ciara: si chiama cosi la nuova tempesta che ha colpito tutto il continente europeo.
Si è affacciata sul Nord Europa senza vergogna. E ha dunque sradicato alberi e causato non pochi disagi alla circolazione per giorni. Tutto questo è avvenuto contemporanenamente al picco d’influenza stagionale che ha messo KO molta gente. Incluso me.
Ci sono periodi cosi’. In inglese c’è una colorita espressione che recita ‘shit happens’. Non c’è bisogno che ve la traduca, vero?
Infatti Ciara è un tifone extratropicale. EXTRATROPICALE, suona quasi bello questo termine, estivo; mancano, infondo, meno di 130 giorni all’estate.
Tempeste
Ciara: nell’atterrare a Bruxelles il vento forte annunciato persino dal capitano un paio di volte durantete il volo, ci ha fatto sentire in una barca. Una giovane donna seduta tra me e un altro esperto viaggiatore ci ha preso per mano a due minuti dall’atterraggio sussurrando ‘Moriamo, me lo sento’. Io, spavalda giusto dopo aver letto un articolo che parlava del volo che, battendo ogni esistente record, ha impiegato meno di 4 ore per arrivare da New York con il vento a favore, ho sospirato un rassicurante e ammiccante ‘stai tranquilla, questo è nulla’.
Virus
Influenza 2020: ho avuto anche questa. E giusto nella mia settimana di vacanze. Come ogni anno da quando sono tornata in Europa, cerco di ritagliarmi una settimana di sci in inverno, una tra le mie piu’ grandi passioni. La prozia l’avrebbe chiamato malocchio, mia nipote ha detto semplicemente ‘sfiga, zia’. Fatto sta che le vacanze le ho passate a letto col febbrone. Niente sci, niente bomabardino, niente risate in seggiovia.
Tendo comunque a guardare il bicchiere mezzo pieno: mi sono riposata e ho anche perso qualche chilo, viste le sudate notturne.
Infondo, cos’altro sono questi periodi se non un passaggio metaforico dall’inverno alla primavera. Si sa, lo hanno detto i piu’ grandi fiososfi: non si potrebbe gioire se non si provasse dolore. Non ci si innamorerebbe della vita se non si fossero attraversati momenti bui. Non si godrebbe della libertà se non si fosse sperimentata la prigionia. Un raggio di sole nella tempesta spunta sempre, insomma.
E in un insusuale momento di ‘calma’, in cui non sto per cambiare lavoro nè per partire per paesi lontani, forse il mio corpo e la mia mente si sono imposti una pausa, violenta. Per staccare dalla frenesia della mia quotidianità. Ricordarmi che non sono infinita, che ho bisogno di riposo e di ricaricare le batterie.
E farmi riflettere sul fatto che ogni tanto la tempesta, è bello guardarla dalla finestra.
Chi sono