Ciao Tiziana e grazie per questa intervista. Ci offri la rara opportunità di conoscere un paese come il Kurdistan. Raccontaci un po’ di te e di come sei arrivata alla decisione di partire
Ciao a tutti grazie per questa possibilita’ quasi unica..Mi chiamo Tiziana Crusco sono originara della provincia di salerno esattamente Sapri l’ultimo paese della Campania. Ho 43 anni e sono architetto. Come e’ iniziata la mia esperienza lì..bella domanda…..ero insoddisfatta del lavoro in italia, dello scarso lavoro di un architetto progettista, soprattutto nel mio piccolo centro dove siamo in tanti tecnici su un territorio che copre 7000 circa abitanti. La progettazione architettonica, l’architettura, i motivi per i quali ho scelto di diventare architetto erano pochi se non nulli. Amo l’architettura, le grandi opere pubbliche, il design, tutte caratteristiche che poco si possono applicare nei piccoli centri come quello dove io abitavo in Italia. Inoltre, nella maggior parte dei casi, quando se ne presenta l’opportunità, sono sempre i soliti amici degli amici a stare tra i favoriti nella rosa dei candidati prescelti per la realizzazioni di tali opere . Insomma ERO STANCA DELLA POLITICA CLIENTELISTA dell’ italia, incarichi specifici e non meritocratici…e quindi come in molti altri casi di cervelli in fuga sono fuggita anch’io dove potermi esprimere liberamente senza condizionamenti. Un mio amico mi parlò di un concorso presso delle aziende olandesi che lavoravano in Kurdistan. Mi disse:” vuoi fare questa esperienza?” Ed io dopo aver titubato qualche ora ho preso informazioni e ho risposto di sì, mal che vada avrei arricchito il cv, ho pensato. Parlando bene l’inglese non mi e’ stato difficile interagire.
Tu hai avuto l’opportunità di vivere con una famiglia Kurda. Vuoi raccontarci come è stato il tuo primo impatto con il Kurdistan e con la popolazione del posto?
La notte dell’arrivo in Kurdistan fu traumatica. Arrivai in un aeroporto semi deserto dove non vedevo donne.“Solo uomini, ecco qui la cazzata della mia vita” mi dico. Poi due ragazzi mi vennero incontro. Erano i responsabili dell’azienda dove sarei andata a lavorare , molto timidi anche loro, mi dissero welcome to Kurdistan e mi fecero un bel sorriso che mi aiutò a sprigionare tanta fiducia. Arrivai ad Erbil -credo la capitale del Kurdistan iracheno – e facemmo quattro ore di macchina per arrivare a Chamchamal, alla casa dove sarei posi stata ospitata. Chiesi di poter dormire in un albergo perché era già notte fonda, ma purtroppo lì le donne non sposate non possono entrare con uomini in albergo e quindi mi dissero che avremo dovuto proseguire. Allora con un pizzico di incoscienza, curiosità e tanta fortuna – ma tanta – arrivai destinazione, dove mi aspettava la signora Kanam, donna kurda forte e molto ospitale. Mi abbarcciò e mi accolse nella sua casa.
E come ti sei trovata a lavorare in quel paese?
Lavoravo presso due aziende. In una la manager era una donna , molto belle ed educata. Progettavamo appartamenti, scuole, ospedali, facevamo ristrutturazioni. Nell’altra azienda il lavoro consisteva nella progettazione di strade , ponti e segnaletica urbana. Mi sono trovata bene in entrambe. Devo però dire che il loro stile di lavoro è molto diverso dal nostro: non hanno il nostro gusto e la nostra eleganza , ma hanno tanta voglia di imparare. Ho dato loro tanto della mia “italianità” e di contropartita ho ricevuto l’insegnamento del valore dell’amicizia e della lealtà tra colleghi, che da noi scarseggia un po’. Ho vissuto in Kurdistan quattro anni, a breve, per Natale 2015, rientrerò in quel paese per capire se sarà possibile riprendere quei rapporti lavorativi o se la situazione è ferma a causa dei conflitti con l’Iraq , l’America, la Siria , la Turchia.
Come è vivere in Kurdistan per una donna europea?
Come è vivere con loro? Molto dura. All’inizio mi sono adeguata alle loro stesse abitudini : mangiare a terra, dormire a terra, rispettavo le loro restrizioni nel vestire , nell’uscire di casa in quanto donna. I kurdi sono persone perbene, sono accoglienti e curiosi del nostro mondo ma fanno poco per potersi civilizzare. Nella quotidianità e nel sociale sono molto arretrati, vivono per esempio i rapporti d’ amore ancora alla maniera dei nostri nonni, spesso si sposano tra cugini, fatto gravissimo per me.
A livello geografico Il Kurdistan e’ una terra meravigliosa , peccato che si trovi a cavallo di molte nazioni potenti e, avendo l’oro nero sotto i piedi, non so quando riusciranno a rendersi liberi come stato sovrano. Sono una regione indipendente dell’ Iraq ma non hanno uno loro stato. Sono combattuti intimamente perché sanno che i grandi produttori di petrolio e le grandi potenze mondiali non li lasceranno mai in pace. Il paesaggio è bellissimo, le montagne sono fantastiche, ci sono città meravigliose, come Duhok per esempio, che presenta delle cascate naturali bellissime al suo interno. Anche la natura è bella, sarebbe una regione da sfruttare turisticamente parlando, ma con la situazione politica attuale non è possibile.
E le donne, in quella società musulmana, come vivono?
Le donne lavorano, studiano, sono impiegate negli uffici, guidano , prendono il taxi, guardano gli uomini, si mangiano tra di loro, vivono per il maquillage e per essere belle e attraenti, vivono per i ragazzi e per la loro conquista, potrei dire tante di quelle cose!
La donna nel kurdistan a me non piace. Trovo che noi occidentali siamo più oneste. Lì loro si vendono. Durante la pratica della scelta della “moglie” si va a casa della sposa per chiederle cosa vuole in cambio affinché il figlio si sposi con la ragazza scelta. E lei fa l’elenco di cosa desidera: l’oro come prima voce della lista. Il valore oscilla tra i 4000 dollari ed i 6000, dipende dalla ricchezza della ragazza. Poi vengono la casa e la macchina. Se un ragazzo non ha queste possibilità non può sposarla.
Comunque con me le donne sono state gentili. In un certo senso potrei quasi dire che mi adorano perché mi vogliono sempre lì in loro compagnia. Sto tentando di far capire loro che l’amore non è quello che conoscono in termini materiali ma quello che si nutre di spirito. Sto anche spiegando loro che la vita occidentale è diversa: ci si può fidanzare, convivere e amarsi liberamente. Non ci sposiamo tra cugini perché geneticamente non sarebbe l’ideale, mentre qui la pratica è molto diffusa.
Ora vivo nella mia casa Kurda da sola, ho le mie abitudini ma devo rispettare il fatto che vivo in un paese musulmano e di notte certo non torno a casa da sola perché non è un’opzione possibile.
Li la donna e’ un capitolo a parte, strana, sottomessa ma “fintamente” santa.
Nelle donne ho trovato molta mancanza di valori seri; noi occidentali siamo liberi di amare e di frequentare chi ci piace, loro no. Mettono il velo e pensano di risolvere così la loro “serietà” ma poi ne fanno di peggio.
Mi prolungherò sulla verità delle donne musulmane in un libro specifico che scriverò in futuro, Mashalla.
5 Commenti
Ciao, Tiziana. Molto avvincente la tua esperienza. Non vedo l’ora di saperne di più circa l’opinione che nutri sulle donne kurde e di ciò che celano sotto “il velo”, soprattutto da un punto di vista psicologico, sulla base della tua esperienza. Grazie per questo spaccato di vita
Anche a me piacerebbe saperne di più sulle donne 🙂
è un articolo di una persona che ha capito poco… Da una russa, tempo fa, ho pensato lo stesso di donne italiane, che cercano sempre un buon partito per sposarci e poi fregarlo in qualche maniera.. alla faccia della democrazia e libertà femminile. Voi, italiane, non sapete neanche cosa significa la libertà di scelta vera e la dignità di una donna… pensate di essere le migliori … senza rispettare alcune usanze d’altri che in qualche senso salvaguardano quelli popoli. Dovevate vivere nella Unione Sovietica che sa cosa vuol dire l’uguaglianza tra i sessi ed etc…. Nel 1990 alcune mie amiche russe giudicavano le donne italiane come delle vere puttane per maniera di vestirsi e portare i capelli sciolti che da noi è assolutamente inopportuno… … (mi scuso, non ero d’accordo) ..
Ho deciso di scrivere questo mio commento perché sono da una persona che ha vissuto nel mondo e anche nei paesi arabi (il sistema tribale gli spinge ha sposarsi con i cugini…. e proteggere la ricchezza famigliare, ma lo si fa anche in Italia.. conosco gli esempi viventi..
Ho smesso di giudicare altri popoli tranne i casi di una gravità palese… e la chiedo di ripensare le sue posizioni e non fare il passo falso con il suo libro che può rivelarsi soltanto un confronto “come da noi” e “come da voi”… che sa un po’ da dilettantismo ….
Cara Tiziana, il tuo articolo sembra voler dire che il modello “occidentale” è l’unico modello giusto. E la tua frase “fanno poco per potersi civilizzare” è terribile. Se un kurdo la dicesse a te, non ti sentiresti giudicata?
Personalmente, sono contro questo nostro spietato eurocentrismo. Il fatto che i “non-occidentali” vivano secondo altre strutture sociali, non fa di loro degli incivili. Hai ragione quando dici che la loro civiltà è ricca di contraddizioni, come d’altronde lo è la nostra, cosi come tutte le altre civiltà di questo mondo. Non penso che esista IL modello di civiltà perfetta a cui tutti debbano adattarsi e sicuramente se esiste non è il nostro. Se non vogliamo imporre il nostro nefasto colonialismo ideologico (che purtroppo va avanti da secoli, dall’imposizione del cristianesimo al “volere esportare la democrazia, con gli effetti che conosciamo tutti), dobbiamo imparare ad accettare l’alterità e a sospendere il giudizio.
Nn volevo offendere nessuno……ma sotto al velo c e un altra vita…..