Dalla Germania all’Italia: tornare in Patria, chi di noi non ci ha mai pensato? Cosa ci aspetta una volta che si torna indietro? Quanto è facile reintegrarsi?
Chi siamo nel momento in cui si rimette piede su suolo italiano in pianta stabile?
Lo abbiamo chiesto a Roberta, l’infaticabile blogger di “Se anche il Ragionere Ugo espatria” che da quasi due anni intervista le Donne che Emigrano all’Estero.
Oggi è lei a rilasciare un’intervista, sulla sua vita e sulla sua esperienza di ex-expat.
http://asaperloprima.altervista.org/
- Roberta, chi sei tu? Come ti definiresti se tu dovessi scolpire la tua persona in poche parole?
Ciao Katia e grazie per quest’intervista.
Se mi avessi fatto questa domanda poco tempo fa, probabilmente avrei saputo rispondere. Oggi ti dico che non so definirmi, non so che persona si nasconda davvero dietro a questa faccia da schiaffi con le lentiggini sul naso. Se dovessi per forza usare un aggettivo direi, senza ombra di dubbio, idealista.
- Racconta delle ragioni del tuo espatrio in Germania.
Prima di trasferirci in Germania vivevamo a Pistoia e le cose per noi non andavano poi così male. Alcuni parenti tedeschi però ci proposero di appoggiarci a loro per andare a vivere lì, dicevano che avremmo avuto molte più possibilità, così ci lanciammo. La prospettiva di regalare un futuro migliore anche a nostra figlia era davvero molto allettante.
- Una volta arrivata in Germania per quanto tempo ci hai vissuto? Com’è “la Germania” vissuta da expat?
Abbiamo vissuto in Germania per due anni. Per quanto riguarda il territorio è davvero bella, anche se spesso i paesaggi sono fin troppo ripetitivi. Alla vista ogni angolo sembra somigliare a una meravigliosa cartolina. Per quanto riguarda invece i tedeschi, che dire? Sono esattamente come gli scenari che si sono costruiti intorno. Precisi, ordinati, prevedibili, spesso noiosi. Mentalmente quadrati, poco flessibili, quasi alcolisti. Di contro riescono a essere più onesti di noi italiani, accanto a loro difficilmente provi la fastidiosa sensazione di dover nascondere il fondoschiena per salvaguardare la tua incolumità. Li ho criticati molto quando ero all’estero, li rimpiango con la stessa intensità oggi. Credo che se avessi avuto la mente più aperta avrei di certo bypassato il loro essere così anaffettivi.
- La Germania sta accogliendo tantissimi espatriati provenienti dai paesi più disparati. Saresti in grado di fare una descrizione delle principali caratteristiche di ciascun gruppo etnico immigrato, italiano incluso, e di dare un quadro generale della situazione ?
Posso raccontare le differenze che ho colto in base alle frequentazioni che ho avuto. Logicamente gli altri espatriati sono i migliori amici che un italiano possa trovare arrivando in Germania, non hanno pregiudizi nei tuoi confronti e possiedono una maggiore apertura mentale, oltre che un sentimento di esperienza condivisa. Ecco un breve elenco di zone dalle quali provenivano le persone con le quali ho condiviso parecchio tempo.
Grecia: caratterialmente i greci sono molto simili agli italiani del sud, in realtà lo sono anche nelle abitudini. Solari, divertenti, a volte pigri ma pieni di energia quando si tratta di andare a bere in compagnia. Per lo più lavorano in fabbrica senza troppe pretese. Enorme è la loro difficoltà nell’apprendimento della lingua tedesca, motivo per il quale tendono a trascorrere il loro tempo libero tra greci.
Russia: una grandissima comunità russa è presente in Germania, in tantissimi hanno avuto diritto al passaporto tedesco. Ho avuto il piacere di partecipare a un loro pranzo in occasione della nascita della figlia di una mia collega di corso, eravamo gli unici “stranieri” presenti. L’accoglienza era paragonabile a quella che caratterizza noi meridionali. Un abbondante pranzo con piatti tipici russi, dall’antipasto al dolce. Conversazione piacevole, atmosfera informale e voglia di confrontarsi condividendo le caratteristiche della propria cultura. Erano tutti operai, in Germania da tanti anni, questo gli ha permesso di mantenere un tenore di vita abbastanza elevato.
Filippine: questa è una categoria che a mio avviso si differenzia dalle altre. Ho notato che le persone provenienti dalle Filippine sono per lo più donne. Nella maggior parte dei casi hanno avuto la possibilità di espatriare grazie al rapporto sentimentale instaurato con un uomo tedesco, solitamente quest’ultimo ha raggiunto o supera abbondantemente i 50 anni di età. Raramente si portano dietro i figli, di solito espatriano in solitaria lasciando casa e famiglia nel loro paese di origine.
Sri Lanka: molti abitanti della Germania arrivano dallo Sri Lanka. Formano una numerosa comunità che, nonostante sia ben integrata, tende come le altre a chiudersi nelle proprie abitudini. Le donne spesso non lavorano, si occupano della casa e dei figli. Gli uomini invece provvedono al sostentamento della famiglia, in tanti tra loro lavorano nei Bäckerei (panifici) o in ristoranti e pizzerie. Caratterialmente sono molto riservati, educati, umili e grandi lavoratori.
Turchia: i turchi insieme ai russi formano una delle più grandi comunità di stranieri in Germania. Anche per loro non si può esattamente parlare di integrazione, ma di civile convivenza. Contribuiscono abbondantemente a creare la manovalanza che dal basso sostiene l’economia tedesca, più di altri però tendono a mantenere ben definite le loro abitudini senza avere la reale volontà di aprirsi ad altre culture.
Italia: e poi ci sono gli italiani all’estero che, come gli altri, cercano di fare gruppo con i propri simili. Ne ho volutamente frequentati pochi per una sorta di disintossicazione dell’anima. C’è chi dice che sia meglio evitarli, chi invece usa i connazionali come ponte per compiere il grande salto. Ogni esperienza è soggettiva, non credo ci sia una regola che valga per tutti.
Queste sono le maggiori comunità con le quali sono stata a stretto contatto, poi in presenza minore ho avuto il piacere di conoscere persone provenienti da altre zone, da luoghi dove la povertà regna sovrana o dove la guerra non accenna a finire. In quei momenti, parlando con loro, ho capito quanto in realtà siamo stati fortunati a nascere dalla parte “giusta” del mondo.
- Nell’estate del 2015 sei tornata indietro, in Italia. Cos’è successo?
E’ successo che, proprio quando ce l’avevamo fatta, la voglia di mettere a frutto in Italia la nostra esperienza ha preso il sopravvento. L’amore per la nostra terra, per la famiglia lontana, per tutto ciò che ci eravamo lasciati alle spalle ha fatto sì che dimenticassimo clamorosamente i motivi per i quali avevamo deciso di espatriare. Pervasi da un’eccessiva dose di ottimismo abbiamo rifatto le valigie e siamo rientrati.
- Cosa si prova mentre si percorre la strada a ritroso?
Durante il viaggio ci sentivamo pieni di stimoli e buoni propositi che si sono protratti per non più di due mesi. In seguito abbiamo iniziato a prendere coscienza del fatto che scegliere la Sicilia come meta per il rientro era stata una fesseria. Lo slancio iniziale si è quindi trasformato in disagio.
- Come è l’impatto una volta che si riapre la porta di casa?
L’impatto per noi non è stato buono. A parte la presenza della famiglia e le meraviglie naturali che la Sicilia offre, tutto il resto è un caos indefinito e onnipresente. Mi sembra di essere piombata in una dimensione che cammina a ritroso rispetto al resto del mondo, anche al resto dell’Italia. Dire questo mi fa soffrire, sono delusa dalla mia terra (dai suoi abitanti in realtà) nella quale avevo riposto tutta la mia fiducia e che invece mi ha tradita. Quando lo dico a qualcuno vengo subito additata, perché in pochi capiscono che più si ama questa terra più si prova rabbia vedendola ridotta così.
- Cosa hai imparato dal tuo excursus tedesco?
Oltre ad avere appreso un’altra lingua ho imparato a conoscere i miei limiti. I due anni in Germania sono inoltre stati fonte di introspezione e ispirazione per scrivere il libro che ho appena pubblicato dal titolo “Eppure, me l’avevano detto!” Ho anche capito che spesso la nostalgia di casa è solo nostalgia di un passato che non esiste più, la visione distorta di una realtà della quale non abbiamo una vera percezione a causa della distanza.
- Cosa fai in Italia adesso, come vi siete sistemati tu e la tua famiglia?
Come la maggior parte delle giovani persone stiamo cercando lavoro, coscienti del fatto che al 90% saremo costretti a ripartire.
- Hai trovato cambiamenti rispetto a quando sei partita?
Si, in peggio. Devo premettere che ho vissuto molti anni fuori dalla Sicilia. La mancanza di lavoro ha esasperato le persone che vivono il loro quotidiano convinte di essere in un Far West. Vige l’anarchia totale, ognuno fa quello che preferisce senza il minimo rispetto per le regole. La sensazione spiacevole è di sentirsi un alieno in mezzo a gente che, abituata a certi contesti, non capisce da dove arrivi il tuo sgomento. Chi vive qui non apprezza la critica perché se hai scelto di vivere in Sicilia devi adeguarti e non polemizzare. Non c’è spazio per le idee, non c’è spazio per le buone abitudini né per chi ha smesso di avere 19 anni da parecchio tempo.
- Se la Merkel fosse al posto di Renzi ?:-D
Ahah ci vorrebbe una Merkel in Sicilia, sicuramente rivolterebbe l’isola e i suoi abitanti come un vecchio calzino, rimettendo tutti in riga. Serve la certezza della pena, servono controlli e lei sarebbe un buon punto di partenza. Credo che in primis farebbe pulizia di tutti i politici corrotti che ci governano. Ho sempre detto che i tedeschi non sono più bravi di noi, semplicemente rispettano le regole perché, in caso contrario, la pena severa è dietro l’angolo.
- E ora che progetti hai? So che stai cullando l’idea di ripartire. Non sei soddisfatta in Italia?
Non posso dire che l’Italia non mi soddisfi, ripeto, mi trovo in Sicilia e purtroppo questa regione è un mondo a parte, esula da ogni contesto in cui siamo abituati a vivere. Eravamo rientrati con entusiasmo e con la reale voglia di rimanere. Adesso però ti rispondo si, tranne miracolo improvviso la valigia è già pronta.
- Qual’é l’aspetto dell’espatrio che conferisce quel che di “irresistibile” a cui non si riesce a rinunciare, facendoci desiderare di partire ancora e ancora…
La prospettiva, la piacevolissima sensazione di non essere impantanati in un limbo senza via di scampo.
- Un consiglio per chi parte, uno per chi resta, ed uno per chi torna!
Non mi sento in grado di dare consigli, ho commesso molti errori. Posso dire a chi parte di abbandonare a casa nostalgie inutili perché sarebbero solo deleterie. A chi resta dico “non siate assuefatti, se non sarete i primi a cambiare atteggiamento le cose rimarranno come sono”. A chi torna dico…”pensateci!
Special Guest
15 Commenti
Fantastico, emozionante articolo, come tutti i precedenti di Roberta!! 🙂
Tutto vero e rispecchia il ritorno di tanti expats, anch’io sono stata in quella posizione 13 anni fa e si sogna sempre di ripartire 🙂
In quanto alle regole, quando mio fratello, che è uno stereotipo vivente dell’italiano al 100%, è venuto qui in UK era un pò confuso che qui si dovessero rispettare le regole in tanti campi e significati LOL
Penso che il caos in Italia piaccia (la Merkel durerebbe mezza giornata…. 😀 ) e ‘they get what they deserve’!!
Francamente, per chi non si ‘adegua’ l’unica soluzione rimane andarsene/ritornare via.
In bocca al lupo per la ri-partenza Roberta!
Grazie di cuore…
Premesso che sono anch’io una mamma italiana emigrata in Germania e che personalmente non ci penso proprio a ritornare in Italia, non importa la regione, sarebbe comunque abbassare parecchio la propria qualità di vita.
Detto ciò, non ho capito cosa vi ha spinti a pensare che tornare in un Paese in piena crisi economica e politica, dove da anni non ci sono più servizi garantiti per i cittadini, sarebbe stato un cambiamento in positivo?
Non siete i primi che sento, che rientrano in Italia per poi scappare di nuovo, la mia non è ironia sia chiaro ma tutt’altro, ho amici che hanno fatto la stessa cosa e davvero non li capisco, considerando che trasferirsi costa anche un sacco di soldi, diciamocelo non è conveniente neanche da questo punto di vista.
Cmq vi faccio un grande in bocca al lupo , immaginando che presto tornerete ad essere expat!
Ciao Lara e grazie…per risponderti dico che la nostalgia ha sicuramente giocato un ruolo decisivo. Abbiamo completamente perso la reale percezione dell’Italia e dimenticato il malessere che ci aveva spinti a partire.
Cara Roberta,
Tornare indietro non si può…forza, che il futuro ti aspetta fuori dall’Italia!
Grazie Elena…non possiamo che andare avanti…con ottimismo e maggior consapevolezza!
ciao a tutti , mi chiamo Nico e vivo da circa 15 mesi in Germania . In Italia precisamente a Torino , ho avuto una ditta di impianti idraulici e pur se conducevo una vita molto stressante , mi soddisfacente .Quando però ho visto con le ultime politiche le cose stavano cambiando in peggio , ho decido di trasferirmi in Germania. È stato un caso , perché tramite un mio conoscente mi sono trovato da turista per caso in una cittadina di cui non mensiono il nome. Premetto che l’ultimo anno e mezzo ho deciso di trascurare la mia attività per stare vicino ad un amico malato di cancro , ed ero coscente che aveva pochi giorni di vita , così assumendo le mie responsabilità. La cosa che mi ha spinto di più a lasciare l’italia è stata proprio questa , il fatto che lo stato italiano ti obbliga a pagare delle tasse anche se non produci o non fatturi , e ti abbandona senza scrupoli. Quando sono venuto in Germania , ho avuto comunque sensazioni positive e ho notato subito che i giovani praticano scolasticamente le attività lavorative anche percependo un piccolo stipendio.Così in 2 mesi ho organizzato tutto portando la mia famiglia composta da mia moglie e i mie due figli .Tra trasloco , documenti , scuola e lavoro , sono riuscito nel mio intento. Per tanti sono stato bravo , per altri sono stato fortunato , io penso che sono stato molto incazzato! !!Ho visto per me è la mia famiglia un futuro migliore !!! Quando ho iniziato a lavorare però è stata dura , mi sono sentito come un bimbo soprattutto perché il mio lavoro è pieno di termini tecnici e pertanto in tedesco è stata durissima.Adesso io mia moglie siamo in crisi totale , ci manca l’italia, il nostro alloggio e le nostre amicizie .Ma siamo spaccati a metà nella nostra decisione , perché ci rendiamo conto che i servizi funzionano molto bene e la tutela per le persone è alta . Insomma ragazzi siamo in crisi e dobbiamo prendere una decisione al più presto . .. Ma la domanda più grande è : Se avessimo domani un posto lavorativo sicuro a Torino , sarebbe giusto tornare ? E soprattutto i miei figli se dovessero un giorno andare via dalla Germania per lavoro ? Grazie attendo consigli !!!
Nico resistete. Non si prendono mai le decisioni giuste quando si è “in crisi totale”. Io sono da 3 anni in Canada e la nostalgia, la lingua, il clima… giocano brutti scherzi. Tuttavia i bilanci si fanno solo sul lungo termine continuando a progettare. Considerate anche i vostri figli, è destabilizzante per dei ragazzini andare avanti e indietro. Il peggio è passato, vi dovete assestare. Datevi tempo, non so.. un anno e ne riparlate. Se le cose saranno ancora critiche penserete ad una alternativa, ma con lucidità, senza isterismi, senza magoni.
Ciao Nico, sono Paola da Utrecht, Olanda. Non conosco la realtà della Germania se non tramite i racconti di un’amica che ha vissuto lì con la famiglia, ma posso raccontarti brevemente la mia storia. Personalmente, ho lasciato l’Italia per dare la speranza di un futuro migliore a mia figlia. Sto provando l’Olanda da 6 mesi e la trovo una nazione molto organizzata (gli olandesi dicono “anche troppo”), che offre grandi possibilità soprattutto a chi impara la lingua locale, un mix di tedesco e inglese. Anche qui i ragazzi possono cominciare a lavorare in modo regolare a partire dai 15 anni. Mia figlia si trova bene.
Al momento abbiamo la vita qui con la scuola, i corsi di lingua, le nuove amicizie, il lavoro, e la “seconda vita in Italia”, come la chiama mia figlia, quella fatta di parenti e amici, le abitudini di casa, le strade imparate a memoria, i luoghi dell’infanzia. Questo è un doppio aspetto che convive in ogni persona che ha deciso di espatriare. Ma, nonostante possiamo capire il tuo stato d’animo, la domanda che hai posto resta complicata.
La mia amica che viveva in Germania, per esempio, ha deciso di tornare in Italia. Altri italiani che conosco, invece, non tornerebbero nemmeno con la garanzia del lavoro sicuro. Il punto è che ogni passo è soggettivo; inoltre tu scrivi che vi manca l’Italia, e questo è il sentimento più soggettivo in assoluto… di fronte al quale qualunque consiglio perde di importanza.
Sono d’accordo con Elena, quando scrive “resistete” e vi consiglia di darvi tempo. Da parte mia, aggiungo tre osservazioni.
La prima: la situazione economica. In generale, da quel che ho avuto modo di vedere, chi viene da un paese come l’Italia, con enormi difficoltà di lavoro, tasse e carenza di servizi, è quasi contento di accettare le regole di un’altra nazione e pagare le tasse, se ottiene qualcosa in cambio, come è il mio caso, e come è per voi in Germania. Noi abbiamo il privilegio (o la fortuna, la bravura, o la necessaria dose di incazzatura) di poter sperimentare una vita alternativa, che in qualche modo funziona – altrimenti voi non sareste lì da 15 mesi. Il passo più difficile lo avete già fatto, trovando un lavoro e nel tuo caso imparando i termini tecnici in tedesco. Potete mantenervi, e non è poco.
La seconda: i figli. Allo stato attuale, purtroppo i ragazzi hanno più probabilità di riuscita fuori dall’Italia. State regalando ai ragazzi una visione della vita più ampia, lingue straniere, la possibilità di un lavoro.
La terza: siete una coppia. Siete uniti. Siete tu e tua moglie. E questa credo che sia la vostra forza. Nei momenti di crisi, potrete condividere il peso e potrete contare l’uno sull’altro, e qualunque decisione prenderete lo farete in due e questo vi permetterà di vivere più serenamente. “Non importa dove siete, ma importa con chi siete”… si dice così, no?
A questo proposito, vorrei chiudere con una domanda per voi: vi manca davvero l’Italia, o è la Germania il paese sbagliato nel vostro caso? Forse la crisi deriva da questo…
Un abbraccio dall’Olanda e buon 2017 Nico!
Io credo che i motivi che ti hanno spinto alla partenza non solo non sono migliorati, ma sono peggiorati. I tuoi figli forse un giorno partiranno dalla Germania per scelta per opportunità perché sono figli della società globale. La possibilità sarebbero che sarebbeto costretti a lasciare l’Italia perché impossibilitati a lavorare è davvero alta. Noi siamo fortunati non proviamo nostalgia quindi nn posso capire il tuo disagio. Cerca però di ricordare i motivi e le sensazioni che ti hanno spinto alla partenza. Con quei sentimenti ben vivi nella tua mente passa una settimana a Torino e verifica che quei motivi non esistono piu’
Ciao! io dopo tre anni di Marocco sono rientrata in Italia, contenta di averlo fatto. Non è facile così come non è facile negli altri paesi, ma io avevo proprio bisogno di tornare, con tutte le conseguenze del poi: dopo un anno, infatti, non sono ancora stabile…nemmeno mentalmente 😀 !…di ripartire?? al momento non se ne parla nemmeno!.. forza e coraggio!
Essere tornata dopo 2 anni in Francia e trovare finalmente qualcuno che capisce ogni singola emozione che sto vivendo. Grazie per il conforto che mi hai dato con le tue parole.
Ciao a tutti, ho lavorato parecchi anni nelle gelaterie in Germania. Le stagioni lavorative negli ultimi anni si sono sempre più accorciare. Tant’ è che l’anno scorso ho lavorato solo per tre mesi. In Germania anche se ti difendi con la lingua tedesca percepisci che per loro sei sempre un Auslaender
Sono rientrata in Italia da un mese dopo un trasferimento di due anni a Londra.
Io mi sono ritrovata “costretta” a rientrare in Sicilia; il compagno che era partito insieme a me per questa meravigliosa avventura mi ha mostrato il vero se dopo una lite e per salvarmi ho fatto una scelta repentina di tornare a casa.
Gia casa, se solo io sentissi davvero l’aria di casa, invece di sentirmi una straniera.
Sono ritornata a 60 anni fa o forse di più, mi guardo attorno ed i miei occhi rifiutano quello che gli costringo a vedere.
Ho ancora la sensazione di vedere uno di quei altissimi grattacieli, la gente che corre da una parte all altra, la tube che fa strike, quel via vai di ogni nazionalità.
Avevo appena preso casa con lui e non avevo possibilità economiche per rimanere in UK così ho pensato di tornare in Italia magari iscrivermi all’università e ricominciare da qui andando via appena mi sarei laureata.
In realtà io mi vedo spegnere ogni giorno di più e, non riesco ad immaginare di stare per altri tre anni in questa terra.
Non ho mantenuto nessuna amicizia, i miei coetanei non li riuscivo a capire già prima di partire figuriamoci adesso che io sono cambiata e loro sono sempre quelli di una volta.
Mando cv, nella mia città, al nord Italia e all’estero.
Spero che il mio presente possa cambiare presto e che da questo “incubo” che mi ritrovo a vivere possa io impararne qualcosa.
Mi trovo a leggere i commenti che dopo 17 anni in Italia mi hanno convinto a trasferirsi in Germania da 4 mesi con due bambini4e14 anni ma mi sento distrutta non capisco che cosa devo fare resistere o tornare.
Mi mancha Italia e soprattutto ai bambini,qua la qualità di vita è migliore ma non capisco questa nostalgia ,chi mi da qualche consiglio soprattutto chi ha bambini li ringrazio..