Trasferirsi a Dubai è il sogno di molti. Ma cosa occorre sapere prima del grande passo?
Da quando vivo a Dubai leggo e sento di persone che fantasticano sulla vita qui, su quanto è o sarebbe bello trasferirsi nello sfarzo di questa chiacchierata città degli Emirati Arabi Uniti.
Bello si, ma con le dovute precauzioni. Purtroppo Dubai è molto idealizzata, a scapito, devo dire, delle bellezze che nasconde. Non è soltanto lusso sfrenato e sbrilluccichii che, consentitemi, possono essere visti in tante altre città del mondo. Qui convivono persone eccezionalmente ricche, persone “normali” e anche persone meno abbienti. Come ho scritto in un articolo precedente, che potete leggere QUI, questa città è tante cose e puoi trovarci ciò che cerchi. Ma passiamo al lato pratico. Trasferirsi a Dubai, infatti, non è una cosa immediata. Tantomeno si tratta di un processo facile, perché ci sono tanti aspetti da prendere in considerazione.
Per trasferirsi a Dubai occorre un visto.
Per entrare a Dubai, prima di tutto serve un visto. Per i possessori di passaporto Schengen si ottiene un visto turistico di 90 gioni all’arrivo. Tale visto, essendo turistico appunto, non permette di lavorare né di affittare casa a lungo termine. Il governo, di recente, ha creato vari tipi di visto per incentivare le persone a trasferirsi a Dubai. Esistono quindi visti per cercare lavoro, per chi intende investire, per studenti, e chi più ne ha più ne metta.
Se arrivate qui perché assunti da un’azienda, questa dovrà provvedere al visto per l’impiegato e i familiari, ma se si arriva da soli occorre informarsi prima della partenza per valutare in quale visto si ricade. Se si resta nel paese dopo la scadenza del proprio visto, turistico o meno, si verrà multati.
L’assicurazione sanitaria è fondamentale, per chi vuole trasferirsi a Dubai.
Una delle note dolenti è la sanità. A Dubai non esiste la sanita pubblica per cui è meglio dotarsi di assicurazione sanitaria. Questa ultima, sappiatelo, costa un occhio della testa. Da turisti non è dispendioso, è sufficiente l’assicurazione aggiuntiva al biglietto aereo a una di viaggio che copra le spese di incidenti e rimpatrio, ma da residente tutto cambia.
Quando si arriva in quanto impiegati è il datore di lavoro che ha l’obbligo di pagare l’assicurazione per gli impiegati e la famiglia. Le assicurazioni possono avere vari livelli e costi a seconda di quali ospedali, cliniche e farmacie si intende includere nella copertura. Si può anche scegliere una copertura regionale cioé estesta a tutti gli Emirati, o nell’area GCC o worlwide. Considerate che una visita medica, pediatrica, ginecologica o ortopedica che sia, costa circa 150 euro. Se poi ci aggiungete tamponi faringei, analisi del sangue, ecografie, si superano facilmente i 500 euro.
Trasferirsi a Dubai con i figli: ma quanto costa la scuola?
Se dopo questo avete ancora intenzione di trasferirvi a Dubai e avete figli, ecco l’altra mazzata sui denti che fa lievitare le spese: la scuola. A Dubai la scuola pubblica esiste ma è riservata agli emiratini ed eccezionalmente, in caso di disponibilità, ad altre nazionalità che hanno l’arabo come lingua madre. Di conseguenza, per gli expat, esiste una vasta scelta di scuole private con curriculum diversi: britannico, amaericano, francese, svizzero, IB, indiano e via discorrendo.
È tutto molto costoso: si va da un minimo di 8000 euro fino a circa 20.000 euro l’anno. Stesso discorso per gli asili, che pure costano un rene. Fino a qualche tempo fa i datori di lavoro pagavano agli impiegati l’intera retta scolastica o una parte di essa per tutti i figli che avessero compiuto i 3 anni, età considerata scolare nonostante non sia obbligatorio fino ai 5 o 6 anni, a seconda del curriculum scelto. Attualmente è sempre più difficile trovare un datore di lavoro disposto ad offrire tale benefit.
Dove vai se gli assegni non ce l’hai?
Vi è preso un coccolone? Il peggio non è ancora passato. Gli alloggi, carissimi, hanno prezzi paragonabili alle grandi città italiane con un minimo di 1000 euro al mese a seconda della zona, della tipologia di abitazione e della grandezza, ma quello che non ci si aspetta è che l’affitto annuale si paga tutto in anticipo con un certo numero di assegni postdatati. Chi è fortunato incontra un proprietario disposto ad accettare 4 assegni. Alcuni, però, esigono un assegno unico, prendere o lasciare. Ah, scordatevi la qualità italiana degli appartamenti che, nonostante tutto, è medio-alta.
Trasferirsi al caldo umido
Un’altra cosa da non sottovalutare è il clima. Io adoro l’estate e odio la pioggia e l’inverno ma i mesi estivi qui sono davvero pesanti. Per almeno 5 mesi l’anno, più o meno da maggio ad ottobre, il livello di umidità è altissimo e fra giugno ed agosto l’acqua del mare è troppo calda per potersi bagnare e la qualità dell’aria si abbassa di molto.
L’aria condizionata è un altro “problema”. Quasi sempre la temperatura interna nei luoghi chiusi è tenuta molto più bassa del necessario, considerando che la temperatura esterna, invece, è molto alta. Questo provoca perenni raffreddori, soprattutto ai bambini, e dolori al collo a chi , come me, non è più giovanissima.
Do you speak English?
Altro elemento da considerare è la lingua. L’inglese è fondamentale per vivere a Dubai altrimenti non è possibile nemmeno fare la spesa al supermercato. La conoscenza della lingua araba, invece, apre le porte al mondo locale, anche se non necessaria per la vita quotidiana.
Detto questo, la vita è cara, soprattutto considerando i costi di alloggio, sanità e istruzione, e se si decide di spendere in uscite, ristoranti e beni materiali. Ma ci sono anche tante attività gratuite che si possono svolgere, come andare al mare o nei tanti parchi in cui i bambini sono liberi di giocare tranquilli. Di certo sono poche le persone che restano qui molto a lungo. Molti ci restano alcuni anni per fare cassa e poi tornare in patria e metter su un’attività li o godersi la pensione, e questo rende difficile, a volte, stabilire rapporti di amicizia saldi.
Allora perché trasferirsi a Dubai?
I lati positivi del vivere qui sono tanti, dal bassissimo tasso di criminalità alla semplicità burocratica, dalla bassa pressione fiscale all’ambiente multiculturale, alle mille alternative per i bambini. Occorre però essere consapevoli ed informati prima di fare il grande passo. Gli enti governativi e le agenzia, anche italiane, che aiutano chi intende trasferirsi sono tante ed efficienti. Quindi, se ci state pensando, posso solo dirvi “Ayakum!” che vuol benvenuti in arabo emiratino.
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