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Un expat in difficoltà

L'importanza di chiedere aiuto

di Arianna
Uno scorcio di Bristol, dove vivo come expat da qualche tempo

Come già forse sai, io mi definisco un’expat nomade. Non ho (ancora) una dimora fissa.
In inverno vado nel Regno Unito, la mia seconda casa, in estate torno a Rimini, la mia madrepatria, la mia casa originaria.
“Fantastico!” Dirai tu.
“Certo!” Ti risponderei io.

Così vivo due paesi, due case, due culture. Due nostalgie.
Eh si, quando sono su nel grigio e freddo nord mi manca tanto il sole italiano. Mi mancano i miei amici, la mia famiglia, i miei posti, l’aperitivo del sabato sera. Sento nostalgia dei pranzi della domenica con i parenti, delle passeggiate in centro.
Ciononostante quando torno “a casa”, finito il momento di euforia iniziale, torna forte e prepotente un’altra nostalgia.
La nostalgia del grigio e freddo nord. (Non l’avrei mai e poi mai detto di poter pensare una cosa simile!)

Il caldo di Rimini mi fa provare la nostalgia dell'expatAnche il Regno Unito in qualche modo è diventato casa.
Quando sto lontana per un po’ di tempo mi manca. Non so di preciso cosa: forse la sensazione che mi dà?
La familiarità che dopo anni ha acquisito. I ritmi, le persone, le strade, le abitudini, le tradizioni.
È un po’ come se il Regno Unito (e generalizzo perché ho vissuto in diversi posti) fosse la mia mamma adottiva. Ero piccola e persa, mi sono guardata intorno, ci siamo trovate e ci siamo chiamate. Sono stata accolta subito, coccolata, educata. Mi ha sgridata quando ha dovuto e mi ha premiata quando me lo meritavo.
E io, dal cuore tenero e i sentimenti forti, mi ci sono affezionata.

Ora sono a casa, dove ho i miei affetti, un lavoro, il mare, le mie strade, i miei amici e persino il sole!
Eppure non mi sento a posto, non mi sento al 100% me. È come se mi mancasse qualcosa, è come se fossi in transito.
Poi un giorno, l’ho detto ad alta voce e stentavo a crederci pure io: “Jamie, mi manca il Regno Unito”.
Mai e poi mai avrei pensato di pronunciare queste parole! Io che partii quattro anni fa con l’intenzione di rimanere qualche mese e la certezza di non trovare l’amore…
Eccomi qui, a rimpiangere il suolo britannico e in procinto di sposarmi con un cittadino di re Carlo!
Strana la vita eh?

E comunque tornando al fulcro di questo articolo, io soffro di doppia nostalgia.
Quando hai due case tutto si sdoppia (un po’ come le mamme dicono dell’amore per i figli no?!): l’amore, gli amici, la vita, le abitudini, la lingua, la nostalgia.
Ho dovuto imparare a gestire molte emozioni, molti contrasti, molti addii.
Quando sono lontana mi sento troppo lontana, quando sono vicina mi sento troppo vicina.
Oltre a questo si aggiungevano le incomprensioni e gli scontri causate dalle lacune linguistiche con Jamie.

Il caffè dell'expatSì, a volte avere un ragazzo di un’altra nazionalità non è facile.
A volte vorrei raccontargli una battuta ma so che non la capirebbe per le differenze culturali.
A volte vorrei raccontargli come mi sento ma non trovo le parole giuste.
A volte non capisco cosa dice e glielo richiedo mille volte fino a che lasciamo perdere.
Situazioni che si presentano continuamente nella vita di un expat, ma che pesano ancora di più quando questa è la persona al tuo fianco, la persona con la quale vorresti metterti a nudo e farti capire, ma non ci riesci.
Quanti pianti, quante incazzature, quanti musi lunghi, silenzi.

Insomma un gran casino.
Casino che andava gestito, da me.
Mi sentivo persa, confusa, sola, incompresa, abbandonata.

Uno scorcio di Bristol dove vivo adesso come expat

Così quando non ce l’ho più fatta, ho deciso di chiedere aiuto: ho contattato una psicoterapeuta.
Per me, in quel momento, una professionista è stata fondamentale.
Ma come ho fatto a trovarla?
Innanzitutto mi sono chiesta una cosa: voglio che sia italiana o inglese?
Per me non c’erano dubbi, italiana. Volevo sentirmi totalmente libera di parlare ed esprimermi, senza giri di parole o sinonimi.
Poi, da brava millennial quale sono, ho semplicemente cercato su un motore di ricerca “psicologi italiani a Bristol” (la città dove mi trovavo al momento).

Il sito principale che mi sento di consigliare – approvato anche dalla mia coinquilina psicologa! – è questo.
Ora, io gioco in casa perché mia sorella è una psicoterapeuta: mi sono affidata a lei per trovarne una.
L’ho contattata e le ho esposto i miei problemi e le mie esigenze. Lei ha accettato la distanza e quindi le sedute in videochiamata.
Abbiamo così iniziato il nostro percorso insieme!Quando mi sento in difficoltà nella mia vita da expat mi godo un caffÈè e parlo con la psicoterapeuta

Ogni martedì prima delle 18 mi preparavo per la seduta: andavo nella mia mini stanza, sistemavo il telefono, mi sedevo per terra, aspettavo la chiamata e mi immergevo piano piano nella mia sessione.
Con il tempo è venuta automaticamente la fiducia, mi sono aperta e abbiamo intrapreso un percorso meraviglioso insieme.
Mi ha aiutata a fare chiarezza, a spolverare i miei pensieri e rimetterli in ordine. Mi sono ritrovata e ho ritrovato la mia strada. Ho ristabilito i miei limiti e miei confini. Ho messo dei muri e ne ho abbattuti altri.
Ma più di tutto, mi ha aiutata a trovare una via di comunicazione con Jamie, e gliene sarò per sempre grata.
Non dico che ora sia facile, ma sicuramente è meno difficile.

La vita non è semplice, e per noi expat forse lo è ancora meno.
Se sei in difficoltà, non ti vergognare, chiedi aiuto.
Siamo esseri umani, cadiamo, sbagliamo, piangiamo e ci incazziamo.
Ma un modo per rialzarci, sorridere e ripartire c’è sempre. A volte ce la facciamo da soli, a volte con l’aiuto di qualcun altro.

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