Sono le 7 del mattino. Ieri è stato il mio compleanno.
Volevo visitare Soller, un posto dove si accede con un trenino, ma avendo da fare ho preferito rimanere in città a fare shopping. A parte due lacrimoni la mattina, perché non c’era la mia famiglia, dopo mi sono ripresa e sono stata felice. Passare un compleanno a Mallorca non e’ da tutti.
La maggior parte dei giorni, mi sveglio e mi metto subito in azione. Voglio compiere gli obbiettivi e completare la mia daily check list. Invece, ci sono dei “giornini pallosini”, proprio no, dove mi sveglio e ho ancora i flashback di quando vivevo in Svizzera.
Essendo estremamente sensibile ed intuitiva, tutto ciò che mi circonda passa in un processo di analisi involontaria, rapida ed accurata, lasciando il segno.
Per la professione che ho svolto finora è una qualità richiesta. In questo modo si implementano, sviluppano e migliorano i flussi di processo. Per la vita privata è debilitante, perché sono coinvolte le emozioni…tante emozioni insieme sono difficili da controllare.
Non guardo la TV ma seguo le notizie internazionali per altri media.
Quando ero in Svizzera sembrava di far parte di un telegiornale reale. Nella scuola di tedesco avevo un compagno eritreo, uno della Libia e una ragazza siriana, tutti rifugiati politici. Inoltre frequentavo un gruppo di apprendimento socio-linguistico. Era gestito da ragazzi e ragazze svizzere.
Qui ho conosciuto gente del Kurdistan, Palestina ed Afganistan. Inutile nasconderlo, tutte le loro storie erano molto tristi. Persone che non potevano tornare nei loro paesi o rischiavano grosso. Non vi racconto i dettagli perché non mi va. Noi dell’Europa non abbiamo idea cosa prova questa gente. Per noi espatriare e’ ritrovare se stessi, per loro espatriare è poter rimanere in vita.
Oggi mi sono svegliata con queste sensazioni. Mi faccio forza e combatto l’angustia. Mi preparo ed esco di casa. C’e’un bellissimo sole ed è presto. Vedo un gruppo di tre signore anziane a spasso con tre cagnolini, uno per ciascuna. Le osservo felice e sorrido tra me e me. Le vedevo serene. Parlavano delle loro cose tenendosi la mano perché una di loro faceva fatica a camminare.
Le signore attraversavano la strada a passo lento con i pelosetti al seguito. Io sono dietro e mi accingo ad attraversare, ma tra me e loro passa un SUV. In pochi attimi uno dei cagnolini lancia un urlo e si mette a zampe in su. Panico.
Cercavo di capire cosa fosse successo ma ero confusa. Una ragazza prende il cagnolino in braccio, un altro ragazzo col suo cane dice di seguirlo e andare dalla veterinaria li’ vicino. Seguo la ragazza per poter vedere dov’era la clinica. Il perrito (cagnolino in spagnolo) non si muoveva. Gli toccavo la pancia per sentire il respiro e il calore del corpo. Arriviamo dalla dottoressa e io subito vado a recuperare la signora più giovane. Lei entra.
Dopo porto la proprietaria (quella che non camminava bene), con l’altra signora e gli altri due cagnolini. Le tre si incrociano e si dicono che il cagnolino non ce l’ha fatta. Volevo sparire. Non avrei mai voluto assistere a tutto quello. Non sapevo cosa dire e cosa fare. La dottoressa mi fece delle domande ma io avevo visto ben poco. Sapevo solo che il suv era andato via. Esco da lì e mi sento stordita. Mi chiedo il perché dovevo assistere a tutto quello. Al pomeriggio avrei avuto anche un colloquio di lavoro.
Di ritorno verso casa sono passate tre ore e vedo di nuovo la proprietaria del cagnolino, con la polizia e il marito che piangeva, nella stessa curva dove era successo il tutto. Mi sono fermata per darle ancora conforto, e lei mi ha ringraziato tanto, dicendo al marito :” esta es la chica,…esta chica me ayudo’ mucho. Abbraccio tutti e due e vado via.
Volevo fare un rewind e non scendere di casa. Volevo rimanere nel letto. Mi sentivo troppo affaticata emozionalmente. Come si possono evitare queste cose? Ho visto passare la serenità mutata in sconforto in pochi secondi.
Questi sono i miei punti incompresi della vita. Per quanto possa sforzarmi, ci sono dei meccanismi che non troverò mai la pazienza e la coscienza per accettarli.
Chi sono