Un giorno in TV
Voglia di fare
L’esperienza della televisione mancava ancora alla lista.
Vi spiego meglio: mi ero candidata a un programma di telerealité per gioco, quando un amico che lavora nell’ambito mi disse cercano profili atipici.
Da quando sono rientrata in Europa soffro della patologia del Meneimportanientedelletaiocivoglioprovare. La conoscete? Dopo anni durante i quali l’obiettivo principale del weekend era trovarsi qualcosa da fare invece che riposarsi, mi sono tuffata a capofitto nella frenesia della vita di una capitale europea.
Ho sempre pensato che Bruxelles fosse una città eclettica. Qui trovi di tutto, e anche facilmente.
Atipica, io?
Atipico, parola chiave, appunto.
Certo, non mi sento la tipica donna casa e famiglia. Non sono sposata, non ho figli, parto per altri continenti e ritorno con la velocità della luce.
Ho un lavoro che non è a tempo indeterminato e non sono in grado di pianificare la mia vita più a lungo dei prossimi tre mesi. Certo non sono l’unica, ma potrei avere una chance.
Nonostante questo, l’esperienza della televisione manca ancora alla lista!
Dopo mesi e mesi senza alcuna risposta al mio questionario, proprio quando avevo dimenticato di averlo spedito, ricevo una telefonata. Vogliono invitarmi a un casting. Presa dalle lunghe pratiche burocratiche, il ritorno e lo stress del nuovo lavoro, accetto solo per non deludere la gentilezza della persona che è al telefono.
Il giorno di Natale, mentre tutti sono al caldo del caminetto in famiglia o intorno all’alberello, io, sotto una pioggia scrosciante, per la prima volta entro in uno studio televisivo.
Questa gente lavora giorno e notte, comprese le feste!
Un altro questionario da compilare in 8 minuti con una serie di domande di cultura generale in francese e poi via, davanti a due giovani donne a rispondere alle loro domande, raccontare brevemente di me e di aneddoti simpatici della mia vita.
Esco da lì scattandomi un selfie davanti a una telecamera storica lì in esposizione, convinta che questa sarà la prima e ultima volta che travalico il confine di uno studio TV.
E già una bella esperienza.
Invece…
Arriva la sorpresa.
Mi vogliono in trasmissione, non importa a nessuno che io non parli perfettamente francese e che della cultura belga, dopo tre anni dall’altra parte del globo, sappia poco.
Mi definiscono una troppo spumeggiante per restare lontano dalle telecamere.
Io?
Tv?
Ma se lo sanno tutti che sono una schiappa a Trivial Pursuit e a malapena ricordo la sigla dei Puffi! OMMMIODDDIO.
Che poi, diciamocelo, ho due occhiaie che neanche la luna quando si eclissa!
E ora?
Nello stesso istante in cui mi fissano una data per la registrazione, io penso a una scusa qualunque: che il mio canarino abbia avuto un’indigestione e non possa lasciarlo solo, o che Pablo Escobar mi ricerchi attivamente per spaccio di questionari alla televisione pubblica.
Vabbè, ancora una volta mi dico che la vita è una.
E se faccio una figuraccia, tra qualche decennio nessuno se ne ricorderà più!
Chi sono