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Una vita immaginaria

di Alessandra Nitti

Una vita immaginaria

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Foto Credits:  ig@iviaggidelpelato https://www.instagram.com/iviaggidelpelato/

Immaginate di uscire per una passeggiata e di camminare tra grattacieli di vetro alti varie centinaia di metri, lungo un fiume dalla portata 10 volte maggiore al Po.

immaginate treni che sfrecciano a 400 km orari e che costeggiano pinnacoli di roccia frastagliata dalle forme più strane e corsi d’acqua latori di storie millenarie; immaginate masse di essere umani che vi travolgono senza pietà, gli occhi fissi sui pixel dei cellulari e i pochi che vi notano gridano: “Hello! Hello!”; immaginate banchetti luridi che vendono deliziosi panini al vapore e spaghetti fritti che sbucano in mezzo alle orde di persone e al traffico; immaginate il caldo soffocante dei tropici e la pioggia torrenziale che batte su quei grattacieli, sule palme e sui campi di banani.

Immaginate di essere nella più grande dittatura mondiale e di sentirvi tuttavia liberi.

Non ricordo più il primo impatto, né conosco la reazione che può suscitare in un turista occidentale, ma posso parlare benissimo dell’effetto che la Cina fa dopo qualche tempo: assuefazione, droga, distacco dalla realtà. Quando ci capita di prenderne consapevolezza ce lo confessiamo a mezza voce, un po’ colpevoli, un po’ scettici.

A volte ricordiamo le altre esperienze di espatrio e ammettiamo che vivere in Cina, per alcuni di noi, non è come emigrare in un Paese qualsiasi: qui si rimane stranieri anche solo per la forma del proprio viso, e ciò comporta grandi vantaggi e grandi svantaggi.

Il sogno cinese

Il secolo scorso vigeva il “sogno americano”, ora le strade delle città cinesi sono tappezzate di grandi manifesti con la scritta 中国梦,我的梦 Zhongguomeng, wodemeng: “il sogno cinese, il mio sogno”.

Non starò a parlarvi di come la Cina stia comprando mezzo mondo, delle sue colonie economiche in Africa, in Cambogia e in Kazakistan.

Le città più costose del mondo sono qui, con in testa la bellissima Hong Kong, accompagnata da Pechino, Shanghai e Shenzhen.

Non c’è nazione che non faccia affari con la Cina e qui a Canton due volte l’anno si tiene la più grande fiera mondiale del business.

Insomma, nel nuovo millennio è questo il paese delle opportunità.

I neolaureati europei ci vengono a trovare il primo lavoro e sono stra pagati in quanto occidentali, i biondissimi dell’est Europa invece non hanno nessuna difficoltà a trovare lavoro come modelli, i locali pullulano di cantanti filippini o post sovietici, il lavoro si trova semplicemente scorrendo le chat di Wechat (l’app di messaggistica istantanea cinese).

Chi non ha né arte né parte può insegnare inglese ai bambini per 2.000 euro al mese, l’importante è essere bianchi (a scapito degli insegnanti professionisti).

E tra tutte queste persone del mondo non esistono più confini culturali: nei locali per stranieri, con i cantanti filippini, i musicisti dell’Europa dell’est, le ballerine sudamericane, gli indiani che versano da bere dal palco ad avventori di tutte le nazioni e di tutti i colori, ci si ritrova a chiedersi perché nel mondo esistano ancora barriere e guerre.

Zhujiang New Town, il cuore di Canton

Inoltre, tutto è alla portata di mano: non passa sera in cui non ci sia una festa, in cui non si spendano gli stipendi astronomici in costosissimi cocktail (qualcuno crede ancora che la Cina sia economica), che non si trovi qualcuno con cui passare la notte, di qualsiasi forma o età si sia: amore e lavoro in Cina non scarseggiano.

Noi italiani, spesso amanti delle belle apparenze fino alla schiavitù, possiamo andare in giro con le infradito durante i tifoni, fare la spesa in pigiama, andare al lavoro senza trucco, con shorts e mollettone.

Tutto è possibile e questo crea dipendenza, qualcuno non riesce più ad andarsene.

Ma qual è il prezzo da pagare per vivere in una gabbia dorata?

Il mondo della goduria si limita al lavoro e alla zona dei locali, il resto ci è precluso: stai un giorno in più di quanto consentito dal visto e vieni multato; fuma una canna, lavora in nero o ruba un bicchiere da un locale e se ti beccano sei sbattuto fuori, e se parli della politica… be’, questa opzione non è nemmeno contemplata.

A tal proposito, non dimentichiamoci della questione della censura su molti siti e social, che contribuiscono a straniarci dal mondo e a darci l’impressione di fluttuare in questa facile, godereccia vita da sogno.

Insomma, la Cina ci riempie pancia e sensi e ci blocca il cervello.

Qualcuno di recente mi ha detto che lì fuori, nel vostro mondo, c’è la vita reale, dove le persone possono parlare di quello che gli pare, andare dove vogliono, avere mille possibilità di svago, partecipare a eventi che cibano la mente, fare della satira.

Mi pare di ricordarne vagamente qualcosa, in un angolo della mia mente riesco con fatica a rievocare la realtà, quel mondo tangibile nel quale è possibile creare qualcosa di solido e concreto, lì fuori lontano da questa vita da fiaba creata dal Partito.

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2 Commenti

Silvia 03/08/2019 - 19:53

Ciao Alessandra,
Sono d’accordo con te su quanto scrivi. Sono stata in Cina per studio ben 5 anni fa, ricordo ancora tutte le emozioni e riflessioni che mi passarono per la testa alla vista di Hong Kong dall’alto, per poi sbarcare a Shenzhen. Ricordo perfettamente la sensazione di essere in una metropoli “occidentale”, la marea di persone ovunque ti trovassi, gli sguardi delle persone, l’assenza di una qualsiasi cosa di “cinese” (almeno a Shenzhen), la marea di shopping malls… il cielo “giallo” di Canton!
La cosa che più mi è rimasta impressa è la sensazione di essere immersi in un’enorme macchina, quale è la Cina, che corre e non si ferma mai: penso che la corsa al “fare del business”, la scalata sociale e il costante sfoggio della propria ricchezza (più o meno fasulla) siano ciò che basta ad accontentare le masse. Almeno per il momento. Mi chiedo cosa preserverà il futuro, dopo che la liberalizzazione economica è avvenuta con estremo successo.
Chissà quanto è cambiata la Cina in questi anni, sogno di tornarci anche io, almeno per viaggiare.

Un saluto e un in bocca al lupo per il futuro! 🙂

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Alessandra-Cina 04/08/2019 - 05:42

Non so quanto tempo fa tu sia stata in Cina, ma sai benissimo che cambia velocemente. Io sono stata a Canton la prima volta nel 2013 e ora è un altro mondo.
Shenzhen è diventata una sorta di Matrix, sembra di essere in un futuro fantascientifico.
Ma non solo fisicamente, è cambiata moltissimo nelle restrizioni agli stranieri, io sto avendo un sacco di contrattempi per essendo in regola con tutti i documenti. Pensa solo che la polizia sa benissimo in quale posto siede uno straniero in treno e viene a controllarti direttamente (nonostante i mille controlli in stazione). Sono rimasta scioccata perché solo qualche mese fa non era così. In dogana sono arrivati a chiedere invitation lettera e contatti di cinesi nonostante abbia il visto.
E i contanti non esistono più! Si paga principalmente con WeChat e Alipay. Pazzesco, no? Una nazione senza contanti.
Un salutone anche a te e grazie per la lettura 🙂

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