Scorrono veloci immagini di qualunque tipo, facce animate da boomerang (la nuovissima funzione), spiagge paradisiache, paesaggi diversi, dal mare alla montagna, da una casa di città ad una in affitto per queste, appena finite, vacanze natalizie.
Sono io che faccio scroll nella home di Instagram, quando tra tutte le foto ne vedo una che mi fa fermare.
E di Mathilde, una danzatrice parigina, che vive negli Stati Uniti ed ogni volta che torna a casa non si lascia sfuggire un attimo della sua città.
L’immagine non ha nulla di spettacolare, è la normalissima terrazza di un locale, esattamente come mille altre. Se lo chiedessi a voi “Cosa vedi in questa foto?” probabilmente la maggior parte mi risponderebbe “Non mi pare Cartier-Bresson, non ci trovo nulla di speciale”. Capirei. Allora cerco di spiegarvi il perché abbia catturato la mia attenzione.
Vedete, io ci ho visto una storia di rinascita.
C’è un uomo che beve un caffè, un cameriere che incassa il conto o prende un’ordinazione, un ragazzo che avrà più o meno la mia età che guarda il cellulare, ci sono tante persone che camminano lì, davanti la terrazza del bar. Alcune sono in gruppo, altre in coppia, altre da sole. Fanno la loro strada, tornano a casa o vanno da qualche parte. Ecco, il punto è che vanno a vivere. Qualsiasi sentiero, strada, stiano percorrendo, qualunque sia la loro meta non si sono fermati, ma sono andati.
Nonostante tutto. Quel “nonostante tutto” che fa la differenza, a volte, nella vita.
Nonostante quel 7 Gennaio e l’attentato a Charlie Hebdo, i giornalisti che “dovevano aspettarlo, in fondo se la sono cercata, erano stati avvisati”, la libertà di stampa e “l’irriverenza della rivista”. Hanno detto di tutto, neanche la delicatezza del silenzio, a scuola non s’impara.
Nonostante quel 13 Novembre, che ha sentito sparare negli arrondissement dove si prendeva un tè, si raccontava del lavoro noioso o delle relazioni complicate, del clima quasi primaverile, tanto perfetto quanto insolito dell’autunno parigino. Poi il boato del Bataclan, la bellezza e il divertimento del teatro che diventa orrore, sangue e che cambia per un po’ la vita. Eh già, cambia la vita, le abitudini, aumentano gli allarmi ed anche le psicosi, si ricorda Valeria, la sua vita da expat, il coraggio dei giovani di lasciare l’Italia e scoprire tutto quello che esiste fuori. Ricordo ancora le parole di suo padre “dedicato a tutte le Valerie che lavorano, studiano, soffrono e non si arrendono”.
Allora capirete perché guardo questa foto e penso “Parigi non si è arresa, eccola com’era e com’è”. Con i suoi lampioni maestosi del centro, l’aria appena malinconica che respiri camminando sulle rive della Senna, l’odore dell’arte di Montmartre, il suo Sacro e bianchissimo cuore.
Ho fatto un viaggio questa sera, che è iniziato da quell’immagine ed è proseguito con i ricordi del mio tempo con mademoiselle Paris, esattamente 7 giorni prima di quel 13 Novembre. Spero di avervi portato con me.
Merci beaucoup.
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