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Tutto in uno sguardo, dietro la mascherina

di Irina Pampararo
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Tutto in uno sguardo, dietro la mascherinaSguardo

La mascherina ormai è l’accessorio indispensabile, il « mai più senza » del nostro guardaroba, il pezzo senza cui non possiamo chiuderci dietro la porta di casa.
La utilizziamo dovunque: al lavoro, nei luoghi chiusi ma anche in quelli aperti, camminando per strada, guidando la moto e persino la macchina.
Qui a Bali anche in spiaggia, a volte.
Se ci capita di poterla togliere, ci sentiamo quasi nudi, strano ma vero.

Quanto durerà tutto questo?

Non lo sappiamo, e ci stiamo nostro malgrado abituando a questa nuova, assurda situazione.
Dimenticati i baci, gli abbracci, e anche le strette di mano, mi trovo spesso a chiedermi…

Come faccio ora a leggere le emozioni del mio interlocutore?

Come faccio ora a vedere la gioia e la tristezza, a distinguere la paura, il dolore, a indovinare la tranquillità e la collera di chi mi sta di fronte?

Mi è chiaro ormai: la mascherina è un ostacolo alla percezione, impedisce di decodificare quello che trasmettono i tratti del nostro viso, ed io voglio provare comunque ad essere empatica, anche senza passare per il sorriso.

Lo so, è difficile, molto difficile.

Ho trovato però la mia strategia, perché non posso rinunciare a capire i sentimenti altrui, non posso prescindere dall’intuire ciò che attraversa la mente dell’altro.

E allora?

Allora cerco di scavare nello sguardo, di fissare le rughe di espressione intorno agli occhi, osservo l’inarcarsi delle sopracciglia, mi concentro su tutti i movimenti del corpo, anche i più impercettibili.

E poi ascolto, ascolto molto attentamente le parole pronunciate, con un’attenzione ancora più grande di prima, cercando di sentire il sorriso, se c’è, nel tono della voce, di vederlo nell’inclinazione della testa.

E intanto, mentre spero in un ritorno al passato e conto i pochi giorni che mi separano dal richiamo del vaccino, mi sforzo di sintonizzare il mio cervello su altre onde, su onde inesplorate fino a ieri, sui molti segnali e i movimenti che il corpo dell’altro mi sa offrire, cercando di cogliere  tutto quanto possa ricondurmi ad un volto.

Io faccio così.

E voi?

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Voi come fate? Irina – Bali

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1 Commento

Talenti Chiara 19/11/2021 - 10:00

E buffo e inatteso questo tuo articolo, che scopro ora, piu attentamente.
Il lavoro, di fondo, principale, dell’associazione a scopo non di lucro, che ho fondato nel 2014 e che presiedo, e la valorizzazione del Linguaggio non verbale, come mezzo di conoscenza della cultura del’Atro.
Vedere, che altri nel mondo, e in piu persone che conosco, si interessano a questo aspetto importante e sensible, della comunicazione, tra gli esserci umani, tra I popoli, mi fa molto piacere. Chiara

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