Una domanda che mi viene fatta spesso è come fare a viaggiare avendo pochi soldi a disposizione.
Di solito questa richiesta nasconde altri interrogativi: Come faccio a partire se non ho soldi? Da dove comincio per cambiare paese? Come cambio lavoro se non ho le competenze richieste nel campo? Come si riparte da adulti? Come si parte da zero?
Per rispondere a tutte queste domande non basterebbe un articolo, e nemmeno una sessione di counselling; esiste, però, un sistema “pratico”, che voglio raccontarvi nel nostro appuntamento mensile di coaching in valigia.
Per dare uno spunto di riflessione a quanti vorrebbero andare ma non sanno da dove cominciare, ho intervistato per voi Valentina, una delle autrici di Donne Che Emigrano all’Estero, per la precisione corrispondente dal Portogallo. Perché Valentina? Perché lei un bel giorno ha lasciato Milano stanca della vita che conduceva ed ha cominciato a cercare. In alcuni posti si è fermata per studio, in altri si è fermata per lavoro, altri ancora li ha visti solo con occhi da esploratrice.
Da Milano a Londra, Barcellona, Sud America, Asia e ora Portogallo, ecco come si fa a viaggiare, vivere e lavorare dando via libera ai vostri sogni.
Ciao Valentina, ti presenti ufficialmente?
Ciao! Dunque, ho 36 anni, attualmente vivo in Portogallo, vengo da Monza.
Come sei finita all’estero?
Ci sono finita gradualmente. Dopo tanti anni di lavoro intenso in Italia, in cui ero sempre stata focalizzata sulla carriera, a seguito di alcune vicende personali e professionali ho cominciato a titubare della mia strada, a sentirmi stanca e a chiedermi cosa stessi facendo veramente. Cominciavo a rendermi conto che conducevo una vita che non mi faceva più sentire realizzata. Allora ho pensato di prendermi una pausa dal lavoro e sono andata a Londra per un mese. Ero a cavallo tra il 2012 e il 2013.
Perché Londra?
Per due motivi. Volevo migliorare l’inglese, perché non lo parlavo in maniera fluente, come tutti gli italiani che non lo praticano d’abitudine. Mi sono iscritta a un corso di lingua, in quel mese. L’altro motivo è che Londra e gli inglesi non mi avevano mai attirato particolarmente e volevo vedere se potevo sfatare qualche preconcetto.
E come è andata?
Gli inglesi continuano a non farmi impazzire, ma Londra è meravigliosa, anche se non ci vivrei. Io mi sono sentita sempre una più da posti caldi. Comunque, alla fine del mese, avevo scoperto questo mondo meraviglioso del viaggio e avevo la certezza che non volevo più tornare alla mia vecchia vita.
Quindi che hai fatto?
Sono tornata… Ma solo per riflettere meglio sul da farsi! E sono arrivata alla conclusione che era ora di andare in Spagna a studiare spagnolo, una lingua che mi piaceva molto per la sua musicalità e perché la associavo ad un popolo allegro e solare. Inoltre, se c’era una città che ho visitato più volte sin da piccola e dove mi sarebbe piaciuto vivere, senza avere la minima idea di cosa volesse dire stare all’estero, quella era Barcellona.
Decisione impegnativa! Parlavi già spagnolo o stavi partendo da zero?
Ero facilitata forse come tutti gli italiani, o come tutte quelle persone che hanno già studiato le lingue, ma non sapevo nulla. Lo ho imparato in tre mesi, frequentando a Barcellona un corso intensivo per 5 ore al giorno, pagato con i miei risparmi. I corsi di lingue sono molto costosi se fatti in scuole di buon livello, ma è un investimento che consiglio perché conoscere la lingua ti aiuta moltissimo ad entrare nella giusta dimensione del paese in cui ti trovi.
Di cosa ti sei mantenuta nel frattempo?
Con i risparmi che avevo. In termini pratici, le scuole di lingue normalmente forniscono anche alloggi per studenti, quindi la fase iniziale è stata cara ma facile. Man mano che il tempo è passato, il mio spagnolo è migliorato fino al punto da essere in condizione di vivere i luoghi come una locale, e di cercare tra gli annunci di lavoro: da lì, è andato tutto in discesa.
Cosa ti ha motivato a continuare?
Volevo star lì, mi piaceva, mi sono adoperata per fare di tutto per restare a Barcellona.
Sei stata in Spagna un totale di?
Quasi 4 anni, poi le mie condizioni sono cambiate ancora una volta. Ero entusiasta della mia esperienza all’estero e avevo la certezza che non volevo rientrare in Italia, ma sapevo pure che non volevo più fare il lavoro che avevo sempre fatto, anche in Spagna, cioè contabilità e amministrazione. Volevo provare ambiti diversi, volevo lavorare nel turismo. Ma in un posto come la Spagna, dove la domanda è alta, è difficile che venga selezionato qualcuno come me, oltre i 30 anni e senza competenze… Non avevo esperienze di nessun tipo in quel settore. Così sono partita di nuovo, alla volta del viaggio dei miei sogni: Sud America e Asia. Sono stata via un totale di 10 mesi.
Come hai finanziato questi viaggi?
Come prima cosa ho coperto le spese vive dell’appartamento, trovando un inquilino al mio posto. È fondamentale non lasciarsi situazioni potenzialmente debitorie alle spalle. Poi ho fatto una mossa che ha cambiato tante carte in tavola: mi sono iscritta a “Workaway”.
Ecco, Workaway! Dimmi cos’è e come funziona.
Workaway è una delle tante piattaforme online dove viaggiatori e host si fondono in un network di scambio. È una sorta di LinkedIn per viaggiatori. Ti iscrivi, compili il tuo profilo nel dettaglio, inserisci le tue skills e spieghi quale lavoro vorresti fare. Le scelte sono infinite: da asili a bed & breakfast, agenzie di viaggio, scuole di lingue, babysitting… Attualmente io sto facendo volontariato in un centro di ippoterapia, in Portogallo. Si possono anche offrire competenze di servizi, non solo di ‘manodopera’, ad esempio ci sono aziende che cercano qualcuno che faccia il loro sito. Puoi anche descrivere le nazioni in cui vorresti andare o stai per andare. Io ho fatto così per il viaggio in Sud America.
Quindi su Workaway trovi sia domanda che offerta. Che tipo di vantaggi posso avere da questa piattaforma?
Intanto c’è da dire che non ci sono limiti di età. Puoi avere un profilo personale o un profilo di coppia; come coppia, intendo che ci si può iscrivere anche come amici, non solo come fidanzati/coniugi. Portali come questo non sono solamente per chi vuole fare un viaggio grande o tentare un trasferimento, sono utili anche a chi vuole fare un’esperienza di vacanza-studio, una vacanza-lavoro, o una vera e propria prima esperienza di lavoro. Il pagamento di un’iscrizione di circa 30 euro l’anno ti permette di contattare le strutture o di essere contattato dalle strutture.
Quante possibilità ho di trovare un impiego?
Workaway è una vetrina diversa per accedere a un lavoro in maniera più diretta, entrando in contatto con l’host in prima persona, e anche con il vantaggio che è facile essere presi in considerazione per lavori nei quali non si ha esperienza pregressa.
Senza risparmi da parte, Workaway è fattibile?
Secondo me è fattibile, ma è chiaro che, se parti dall’Italia e vuoi andare in America, il biglietto sarà a carico tuo, così come le spese personali e un’eventuale assicurazione di viaggio.
Cosa ho in cambio?
Dipende dall’host. Di solito ti viene fornito l’alloggio, in cambio di un part-time di 20-30 ore settimanali, in orari flessibili. A volte, all’alloggio si aggiunge il vitto. Qualcuno ti chiede un contributo economico, qualcuno invece te lo dà. Per esempio, in Amazzonia c’era tempo fa una struttura che chiedeva 4 dollari al giorno per contributo all’elettricità. In ogni caso, nel profilo dell’host c’è scritta l’offerta di partenza, quindi tu sai già cosa avrai quando li contatti o vieni contattato.
Come faccio a sapere se l’host è affidabile?
Ci sono le recensioni lasciate dagli altri viaggiatori, un po’ come Tripadvisor e Booking. È importante leggerle perché ti danno un quadro reale della struttura.
Come definiresti lo scopo di Workaway?
Direi che lo scopo è quello di uno sharing, di una condivisione di aiuti e saperi.
Se uno volesse usare Workaway come step iniziale, con l’ambizione di trasferirsi in un altro paese, pensi che sarebbe fattibile?
Per me assolutamente sì. Anche perché lavori non più di 30 ore a settimana e in modo flessibile, quindi hai il tempo di cercare lavoro e fare colloqui, se vuoi provare a restare in quel posto.
Pensi che l’età faccia la differenza?
La differenza la fa il tuo spirito di adattamento, non l’età. Workaway è una buonissima piattaforma per provare a cambiare. Per esempio, diciamo che ti interessa un determinato settore di lavoro ma ti mancano esperienze in quell’area, come era il mio caso con il settore turistico; oppure diciamo che hai idee imprenditoriali ma non sai molto del business che vuoi sviluppare. Ecco, in casi come questi, andrai a scegliere strutture nel settore che vuoi esplorare, su portali come Workaway questa è una cosa possibile. Qui ti danno credito se dimostri volontà di cambiare, perché devi rimboccarti le maniche, che tu abbia zero o venti anni di esperienza: quello che interessa all’host è tutt’altro.
Qual è l’adattamento di cui parli, allora?
Il tipo di vita che ti aspetti di fare, il budget che metti per te stesso, la flessibilità che ti porti dietro, le esigenze che hai. Quando qualcuno mi chiede come faccio a viaggiare, io rispondo “Tu fumi? Fatti il conto di quanto costano le sigarette ogni anno e saprai come metto da parte i soldi per iniziare i miei viaggi”. Insomma, ognuno ha le sue priorità. Se poi sei uno che non vuole lavorare, sei sulla piattaforma sbagliata.
Riassumendo, Workaway è consigliato per?
Tutte le età; per viaggi, vacanze, e avanscoperta di un paese che ci interessa.
Cos’è che serve davvero per iscriversi A Workaway?
Curiosità ed elasticità mentale. Dobbiamo ricordarci che si può vivere con meno budget di quel che pensiamo. E poi non dobbiamo pensare di trapiantare la vita che facciamo in un altro posto.
E con la conoscenza delle lingue come la mettiamo?
Le lingue vanno sapute quel tanto che basta per poter parlare con la gente del luogo.
Quindi ti sei fatta degli amici?
Sicuro! Workaway può partire come una piattaforma per viaggiatori in solitaria, ma è facile ritrovarsi a conoscere gente nuova. Ancora oggi io sono in contatto con alcune persone conosciute nei viaggi passati.
Ultima domanda: dopo che farai?
Ho un paio di idee in testa, un progetto e forse un nuovo viaggio. Ma posso dirti per certo cosa farò nell’immediato: finisco la chiamata su Skype con te e vado in spiaggia! Ed ecco il grande vantaggio di Workaway: mi gestisco il mio tempo e le mie esigenze. Perché, alla fine, le esigenze ce le creiamo noi. Io ero quella che si cambiava due volte al giorno, se dovevo uscire la sera. Ero quella che stava 8 ore al giorno in ufficio. Poi, ho viaggiato con uno zaino da 40 litri, due paia di jeans, due maglioni… e sono sopravvissuta.
Work Away sito internet: https://www.workaway.info/login.html
WWOOF sito internet: http://wwoof.net/
Avete dubbi o domande su come si affronta un viaggio, o desiderate una consulenza personalizzata? Lasciate un commento o mandate una mail a [email protected]; vi risponderò con un articolo, garantendo il vostro anonimato. Come sempre, tra coloro che ne avranno fatto richiesta e che avranno partecipato attivamente, verrà selezionato un nominativo al mese con il quale faremo insieme una sessione gratuita su skype di orientamento alla comunicazione.
Chi sono
1 Commento
Ho utilizzato workaway tre anni fa per andare a Malta. Lavoravo e nel tempo libero visitavo l’isola. È stata un esperienza formativa che consiglio a tutti. A proposito … avevo 44 anni quando sono partita !!