Un viaggio in solitaria
Qualche tempo fa, in un giorno come tanti quando hai mille cose da fare e voglia zero, decisi di fare un bilancio della mia vita in numeri. Anni passati in coppia: sette, diviso la differenza tra i diciotto anni e l’età attuale. Risultato?
Ho vissuto l’80% della mia vita da adulta da single: un viaggio in solitaria.
Messa così, nero su bianco, una cifra all’apparenza crudele, ma nella realtà?
Il restante 20% rappresenta gli anni in cui ho viaggiato in tandem, con due partner diversi.
Sulla bici a due posti, però, o si pedala nella stessa direzione o non si va da nessuna parte. Decisi di mettere la parola fine in tutti e due i casi, quando mi accorsi che andavamo in due direzioni diverse.
Nessuna volta fu facile: la prima, per una guerra assurda da parte sua combattuta per anni in tribunale, che mi ha portato quasi al collasso finanziario; la seconda, perchė l’ho amato veramente e credevo avremmo continuato insieme.
Essere single con due figli e senza la famiglia vicino ha rappresentato, e rappresenta, una sfida quotidiana.
Innanzitutto, c’ė un solo stipendio che, in una città con i costi elevati quale ė Londra, non basta mai.
Poi, ci sono i ruoli da interpretare: quello di professionista in ufficio, il più facile; e quello di mamma, il più difficile ma anche il più rewarding, gratificante.
I miei figli hanno sei anni di differenza tra di loro e, quindi, esigenze diverse.
Uno dei due, a turno, deve sacrificare qualcosa, perchė la mamma ė una e non si può dividere!
Essere mamma single ha anche dei vantaggi pratici: nessun disaccordo tra adulti; nessuna discussione sulla loro educazione; indipendenza e libertà di scegliere come voglio/posso.
Devo ammettere che l’80% in solitaria non mi sorprende: io sono sempre stata una persona riservata.
Da ragazza, non ho mai fatto parte delle compagnie, tipiche degli studenti, preferendo pochi amici per volta.
Da grande, ho sempre fatto quello che volevo, indipendentemente dagli amici.
Con gli anni, grazie anche al lavoro, ho imparato ad essere socievole, evitando i conflitti e scegliendo con cura quali battaglie combattere ma, se non devo interagire con l’esterno, sto bene a casa, da sola.
Ė anche per questo motivo che Londra ė la città perfetta per me: le opportunità di svago ed interazione sono a portata di mano ma senza nessun obbligo.
Non esiste quella necessità di fare tutto in gruppo, tipica degli italiani.
Per esempio, l’ora di pranzo in ufficio ė, in genere, passata mangiando alla scrivania mentre si legge il giornale o si fanno gli acquisti su internet o si lavora. Le uscite, con i colleghi o gli amici, sono, in genere, programmate con i rispettivi diari alla mano.
In questa città, andare al ristorante o al cinema da sola, come piace fare a me, non causa nessuna alzata di sopracciglio, anzi, e nessuna richiesta inopportuna. Sui mezzi pubblici, per quanto schiacciati come delle sardine, non mi ė mai capitato il marpione che approfitta della situazione per strisciarsi addosso, anzi, gli uomini stanno bene attenti a mantenere le distanze. Entrambe sono umiliazioni che ho sofferto in Italia, in silenzio, prima di trovare la mia voce.
In solitaria, ho anche viaggiato tanto.
Da quando sono expat, la meta principale ė sempre stata l’Italia, per andare a trovare la famiglia, prima da sola, poi con i figli al seguito. Viaggi sempre un po’ all’insegna dell’Oggi le comiche, soprattutto con loro.
Incapace di muovermi light, quando erano più piccoli ogni volta era un mini trasloco: una valigia a testa per i vestiti, una per tutte le scarpe ed una per i loro pupazzi. Mio padre era, puntualmente, inorridito.
Ho viaggiato anche tanto per lavoro, e continuo a farlo. In questo caso, sono una viaggiatrice insofferente.
Detesto:
I controlli all’aereoporto – possibile che ci sia ancora gente che non sappia che non si possono portare liquidi, o che il laptop va tolto dalla borsa?
Chi non imbarca il bagaglio – con la tecnologia odierna, una volta passato il controllo passaporto, le valigie sono già arrivate, perchė non metterle nella stiva?
A Linate, i bus che portano al terminal e viceversa e quelli che si avvicinano e sussurrano: “Taxi?” – mi viene voglia di rispondere: “Ma ho scritto Joe Condor in fronte?”, e l’aumma-aumma tipico degli italiani
L’aereoporto di Amsterdam – dove devi camminare ad infinitum per raggiungere il gate e, se ti capita di avere i minuti contati, come ė successo a me, arrivi sull’aereo con un infarto in corso
I tassisti che vogliono chiacchierare – ti pago per portarmi a destinazione, non per farmi compagnia
L’estensione per la cintura di sicurezza, ed il personale di bordo che dice – “gliela porto”, per poi dimenticarsene; dammela subito e non ci pensiamo più
La Stazione Centrale di Milano e il fatto che l’annuncio del binario per il Freccia Rossa sia cinque minuti prima della partenza – la carrozza ė, ovviamente, la più lontana e ci arrivi a malapena ed in fase pre-infarto
La poca disponibilità degli uomini ad aiutare una donna come me solo perchė non ho la taglia 40, la minigonna ed il tacco 12.
Le difficoltà del viaggiare sono anche dovute alla mia taglia extra large.
Innanzitutto, perchė il peso che ho addosso ė tanto e, quindi, rende tutto più faticoso.
E poi, le piccole difficoltà pratiche: la cintura in più e l’impossibilità di abbassare il vassoio, in aereo, vista la pancia prominente; la poca disponibilità delle persone; l’impresa di salire e scendere dai taxi.
Nella vita personale, il viaggio in solitaria ė, a volte, pesante: non c’ė un altro adulto con cui condividere la quotidianità e dividere le responsabilità.
Ma ho deciso di mettere i figli prima di tutto e di non scendere a compromessi con me stessa, per cui, per ora, continuo a viaggiare da sola. Per cambiare le percentuali c’ė sempre tempo.
Chi sono
7 Commenti
Cara Elena, da mamma single a mamma single, un abbraccio pieno di calore. Capisco ogni virgola, ogni pensiero, ogni timore. Ti dico solo: non chiudere la porta, anche dopo due delusioni l’uomo giusto può sorprenderti (e renderti felice). Scrivi ancora, è un piacere leggerti! (Per esempio sarei curiosa di sapere cosa ne pensi del sistema scolastico inglese…)
Ciao Annalou,
la porta è semi-aperta ma il criterio di ammissione è molto severo! 🙂
Scherzi a parte, grazie e a presto con il sistema scolastico inglese!
Ciao, Elena
Elena e` cosi` bello leggerti e le tue taglie extralarge non portano altro che allegria! Io che ho sempre viaggiato da sola e da 2 anni viaggio sola meta` del mio tempo, ti consiglio di non aprirla troppo facilmente quella porta. La solitudine e` una brutta bestia, ma le bestie sono peggio della solitudine. Tu sei l`esempio che le donne ce la fanno sempre.
Ciao Laura,
Grazie, sei molto gentile! Hai ragione, le bestie sono peggio della solitudine; a quelle, la porta la sbatto in faccia! ?
Ciao, Elena.
Cara Elena,
da mamma single all’estero capisco ogni riga di quello, divertentissimo, che hai scritto, soprattutto l’aeroporto di Amsterdam.
ti abbraccio!
Cristina
Cara Cristina,
mi fa piacere che non sono la sola a detestare l’aereoporto di Amsterdam! 🙂
ciao
Elena
ma no daai ragazze 😀 amsterdam non è così terribile! vogliamo parlare dell’aeroporto di parigi??!? 😀