Il mio legame con il Senegal e i senegalesi comincia 15 anni fa quando inizio una relazione con un, davvero tanto bello, “uomo nero”, relazione che fra pochi alti e, ahimè, tanti bassi finisce 3 anni più tardi. Nell’ottobre del 2002, infatti, scopro di essere incinta e, a questa notizia, il mio caro compagno anziché prendere tutte le responsabilità del caso, prende tutte le sue cosine e scompare nel nulla…grazie al cielo dico io ora!
Io continuo la mia gravidanza, senza di lui, abbastanza serenamente e con l’aiuto prezioso dei miei genitori e di mio fratello, gli altri parenti si dimostreranno davvero poco carini e gentili inizialmente, per poi cambiare molto alla nascita della bimba.
Cresco la mia principessa, una vera meraviglia per me ovviamente, in un paese molto provinciale, fra sguardi indiscreti e domande inopportune, ma determinata a non farle pesare per nulla la sua condizione un po’ particolare: in casa con mamma, nonni e zio e con un colore di pelle non esattamente come quello dei suoi compagni di classe e per il quale spesso le vengono fatte strane domande dimenticando che si tratta di una bambina senza colpe ne responsabilità.
Continuo la mia vita dimenticando le brutture della mia relazione e dedicandomi a ciò che di buono mi aveva lasciato, mia figlia sicuramente, e l’amicizia con una coppia, lui senegalese lei bergamasca come me, che frequentavo spesso avendo loro 2 figli dell’età della mia. Convinta che l’unico vero amore della mia vita sia lei, la mia bimba, mi dedico alla sua crescita sicura di non volermi più impegnare in nessuna relazione seria tanto meno con un senegalese…BASTA!
Un giorno questa coppia di amici, era agosto del 2008, parte per una vacanza in Senegal e dopo pochi giorni dalla loro partenza, una sera, ricevo una telefonata dalla mia amica: credevo per dei semplici saluti e invece ricordo bene che mi disse”….ho trovato l’uomo giusto per te, è un amico di Alex (il marito) da sempre, gli ho parlato di te, è simpatico e molto intelligente e ti vuole parlare ora, non parla italiano ma tu parli bene francese..aspetta che te lo passo, si chiama Ibra”
Nemmeno il tempo di dirle:” no, grazie, ma davvero no….” e mi ritrovo a parlare un improbabile francese, non lo parlavo da anni, con non so bene chi, senza troppo interesse, giusto per cortesia senza minimamente sospettare che quella potesse essere la prima di una lunga serie di telefonate.
Il 31 gennaio 2009 atterro all’aeroporto di Dakar con mia figlia e i miei, per 20 giorni di vacanza durante i quali volevo che la mia bimba, che allora aveva 5 anni e mezzo, conoscesse un po’ della cultura della sua “metà” senegalese e, già che c’ero, volevo conoscere la voce che mi aveva incantata al telefono per mesi.
Vedo Ibra fuori dall’aeroporto, lo trovo brutto, tanto brutto, ammetto di non essere bellissima nemmeno io, ma lui è magro, troppo magro, troppo alto, troppo nero e con dei denti orribili!!! Ma come? le persone nere hanno sempre denti splendidi, ben allineati e bianchissimi…lui no! Perché?? Mi sorride e io penso “Ommioddio, stavi meglio a bocca chiusa!”
Nonostante ciò il cuore mi batte forte e la notte non chiudo occhio…
Passa una settimana e io sento di voler passare più tempo possibile con lui e soffro all’idea di doverlo lasciare presto. Lo vedo con mia figlia, nostra figlia ora, dolce e premuroso benché non parlassero la stessa lingua.
Passano altri 2 giorni e mia figlia mi dice in lacrime che lei vorrebbe tanto chiamare il Signor Ibra, lo chiamava così, PAPA’, ma non sa se lui vuole che lei lo faccia. Piangendo più di lei traduco la richiesta ad un uomo nerissimo di quasi 2 metri che con le lacrime agli occhi fa cenno di sì con la testa e stringe la nostra bambina in un abbraccio che solo un padre può dare. E lì capisco…
Passano altri 2 giorni e ci sposiamo, a 18 giorni dal nostro arrivo in Senegal e a 2 giorni dal nostro rientro in Italia. Mi sposo, sotto lo sguardo incredulo di mia madre. Il mio non è stato sicuramente il matrimonio che ogni mamma sogna per la propria figlia: nessun invitato, nessun abito bianco, banchetto, bomboniere, nulla di nulla!
I motivi di disperazione di mia madre furono, al contrario, la gioia di mio padre: il mio frettoloso e strambo matrimonio gli è costato ben 70€. Chi sposa in Italia una figlia con meno di 100€? Era felicissimo…per il suo portafogli più che per me, suppongo.
Io ero contenta e confusa allo stesso tempo: sapevo benissimo che stavo correndo un rischio ma ero convinta di quello che stavo facendo e pronta ad assumermene le conseguenze.
La famiglia di mio marito, avvisata in seguito, era molto felice per noi e ci ha riempito di auguri e di affetto, inutile dire che i miei parenti qui in Italia non hanno reagito alla stesso modo alla notizia, ma poco mi importa e poco mi importò!
Siamo sposati da quasi 7 anni e ne abbiamo vissuti poco più di 3 a Bergamo prima di trasferirci a Dakar. Abbiamo avuto un altro figlio che ora ha 4 anni e mezzo, un vero monello, mentre ora la grande ha 12 anni ed è sempre convinta che mio marito resti l’unico uomo che meriti di essere chiamato papà.
In Senegal abbiamo una vita più che normale, anzi a volte con ritmi davvero frenetici: non sono ancora riuscita a lasciare completamente le mie abitudini da bergamasca iper-programmata in tutto.bnIo lavoro come educatrice, lo stesso che svolgevo qui in Italia, e mio marito amministra 2 società locali.
La cosa buffa?
Io, italiana, lavoro con senegalesi, lui, senegalese, lavora con italiani…
Com’è vivere in Senegal? Lo racconterò volta per volta perché c’è davvero tanto, ma proprio tanto da dire!
Un abbraccio a tutte voi, donne meravigliose che leggete questo Blog!
Chi sono
10 Commenti
Raffaella ma ci riusciremo mai a lasciare le nostre abitudini bergamasche iper-programmate???
un abbraccio dal sud
Francesca
Francesca…e chi può dirlo??
Un abbraccio da quassù..
Bellissimo racconto.
Sono contenta per come siano andate le cose, hai dimostrato coraggio e sei stata ripagata..
Il tuo post da’ speranza, anche a chi, nonostante continui a sperare, non riesce piu’ a crederci troppo…
Grazie
Ciao Federica,
grazie per i complimenti!
Non smettere mai di sperare ne credere in ciò che ami, la vita è imprevedibile..vedrai che ciò che desideri arriverà!
Grazie a te|
Mi hai fatto commuovere che per me e’ proprio raro…che bella storia e che donna coraggiosa!
Perdono..perdono..perdono, non so come ma vedo solo ora il commento di Solare e con tanta vergogna e tanto piacere ringrazio per i complimenti! Grazie davvero..
Perché mi viene da piangere??? Siete bellissimi
Ciao Anna Maria, scusa ma, non so come mai, mi è comparsa solo ora la segnalazione del tuo messaggio! Perdona quindi il mio ritardo nel risponderti ma, soprattutto, grazie mille!!
Un abbraccio e buonissimissimo anno nuovo!!!
Raffaella,
Avevo letto prima i tuoi articoli e poi solo ora la tua presentazione. Mi hai fatto ridere! Mi piace questa indole di chi parla di sé con autoironia, che nelle cose più difficili ed anche in quelle tragiche trova sempre la maniera di sorriderci sopra! Secondo me tu sei perfetta per la vita in Africa!
Che piacere leggerti.
Un saluto caro da Katia G. – Johannesburg
Ciao Katia, ultimamente ho problemi di pc e di mail quindi ho visto solo ora il tuo commento, scusa e grazie mille signora bella!
Qui in Africa a volte si ride per non piangere, direi quasi sempre.
In realtà non riesco proprio sempre a sorridere e a prendere le difficoltà con ironia a volte mi beccano dei momenti di crisi che non immagini. Non so se sono perfetta per l’Africa, cerco di adeguarmi al meglio alle situazioni ma non sempre mi riesce come vorrei.
Che gran fatica questo continente!!
Grazie ancora e tanti auguri per uno splendido anni nuovo!!
Raffaella