La vita sulla pelle – Viaggio nel Sud e nel centro del Vietnam
Non riesco a contenere l’emozione e le parole. Sono sull’aereo di ritorno verso casa, dopo due settimane trascorse in Vietnam, in solitaria, nella maniera in cui mi piace viaggiare. Sento una grande necessita di riportare nero su bianco quello che mi è successo.
Sono talmente tante le cose da dire che ho deciso di scrivere due articoli: in questo vi racconterò la prima settimana nel Sud e nel centro, nel prossimo la settimana trascorsa nel Nord.
È stato un viaggio molto speciale, la mia terza volta in Asia, ormai so come organizzarmi e come “non organizzarmi” ed ogni anno riconosco che mi muovo sempre meglio.
Organizzo la valigia e un idea su cosa fare, non organizzo escursioni, lasciando alcune notti scoperte.
Non ho voluto pianificare troppo perché volevo lasciare che la vita mi sorprendesse e proprio così è stato.
Partiamo dalle basi.
Mi sono preparata una piccola valigia. All’aeroporto pesava solo 7kg. Ho vari motivi per cui non porto con me molte cose:
- Mi piace viaggiare leggera
- I vestiti si possono lavare in lavanderia, non ce bisogno di portare 14 canottiere e 14 pantaloni
- Se ti manca qualcosa puoi comprarla la, lavarla e indossarla, ti rifai il guardaroba a prezzi economici e in più compri vestiti nuovi e particolari che in Europa non trovi facilmente
- Puoi comprare regali per amici e familiari
Preso il volo, fatte le vaccinazioni del caso, prenotato il primo hotel io e la mia valigia partiamo in direzione Vietnam del Sud, nella città di Ho chi Min.
Vengo accolta dal traffico più assoluto. Motorini, motorini e motorini. Non esistono semafori o per lo meno, ci sono ma sono senza regole. Per attraversare la strada devi solo sperare di non venire invesitito, i motociclisti ti schiveranno, ma se aspetti che si fermano, puoi rimanere sull’altro lato della strada anche tutto il giorno.
Nonostante tutto, essendo già stata in Tailandia, questo caos non mi sorprende. La città è vibrante e piena di energia. Inizio ad avvicinarmi alla loro cultura, ad assaporare i loro piatti, a provare il caffè per cui sono tanto famosi. Una delle cose che mi è piaciuta di più è vedere Saigon ( o Ho chi Min) dall’alto. Per le strade si vede la classica “street life” tipica del sudest asiatico: gente che mangia per strada, i vari mercati incasinati, le persone sedute su sgabelli di plastica a fare non so cosa. Dall’alto invece sembra quasi di essere in una metropoli super moderna.
E quando sei dall’alto che vedi tutto quello che avevi visto da terra, mi sono sentita parte di questo ingranaggio chiamato vita: dove in apparenza è tutto business, ma nelle strade incontri persone con un’anima e un cuore.
Stanca del traffico, decido di organizzare una escursione nel fiume Mekong. Il mio hotel mi aiuta a pianificarla.
I vietnamiti stessi si lamentano del intenso traffico, una volta non era così, mi hanno raccontato.
La cosa più incredibile è che questa situazione “fuori controllo” si trova solo nelle metropoli. Appena ti allontani e vai nel countryside, trovi la pace più assoluta.
Durante l’escursione, la guida ci fa vedere come la gente vive nei villaggi, come preparano le caramelle con il cocco, sfruttando quello che la natura offre loro. Vivono di ciò che la Natura stessa gli da ed è fantastico
È favoloso come tutto profuma di cocco, di caffè. Sorprendente vedere questa frutta colorata e particolare che cresce dagli alberi. Navighiamo per il fiume. Adoro navigare. Cerco di sentire la vita più possibile e mi pongo sempre in poppa. Il verde degli alberi mi illumina gli occhi.
Prendo una bici e vado in giro. Quando sei con un’escursione, devi adattarti, ma ho cercato sempre di “evadere” il più possibile, cogliendo tutto quello che quell’esperienza poteva darmi e rendendo tutto un’avventura.
Fare escursioni è un bel modo per conoscere il paese.
Vedo la passione che i vietnamiti mettono a mostrare il loro paese a noi turisti, si imparano cose interessanti durante queste gite ed è una buona occasione per scambiare quattro chiacchere con altri viaggiatori.
Direzione Centro
Dopo tre giorni nel Sud, parto con un aereo verso il Centro, in direzione Hoi An.
Per arrivare ad Hoi An devi atterrare a Danang e, siccome ho vissuto il mio viaggio con l’idea “quando arrivo là vedrò come arrangiarmi”, solo una volta atterrata mi accorgo che un taxi fino al mio hotel è decisamente costoso.
Apro una piccola parentesi: amo viaggiare sola per tanti motivi di cui ho parlato più volte, però talvolta viaggiare soli comporta che un viaggio che potrebbe risultarti super economico sei costretto a pagarlo di più. I taxi, in generale, non hanno cifre esorbitanti, ma se si viaggia con un budget e soprattutto se si preferisce spendere soldi più in attività che in trasporti, queste cifre possono fare molto la differenza. Persino gli hotel, spesso ho dormito in camere con due letti matrimoniali: super economici, ma immagina se lo dividi per due o tre persone. Detto questo è il prezzo che ho deciso di pagare per fare la mia avventura da sola, viaggiando ascoltando solo il battito del mio cuore.
Torniamo a noi.
Non incontrando una soluzione al trasporto, parlo con le persone che sono in aeroporto. Conosco un ragazzo colombiano che si dirige a Hoi An, anche se non so specificamente dove. Gli chiedo di dividere il taxi che ha riservato che lo condurrà al suo hotel con me. Accetta.
Il viaggio dura un’oretta, nel frattempo parliamo, mi racconta che sta viaggiando da un piao di mesi per l’Asia; è sempre interessante conoscere le storie dei viaggiatori.
Arriviamo al suo hotel e controllo su Googlemaps quanto dista dal mio: 40min a piedi!
“Ottimo”, mi dico.
Può essere una buona occasione per fare quattro passi e magari conoscere le strade. Ma pian piano che mi incammino, mi accorgo di trovarmi in mezzo al nulla.
Dato che mi avevano parlato della applicazione Grab, la scarico e vedo che per meno di un euro posso prendere un taximoto.
Lo affitto. Arriva dopo due minuti e carica la valigia davanti, mi da un casco che neanche si allaccia bene e partiamo in direzione del mio hotel.
Ancora una volta mi sento viva, per aver vissuto un po’ all’avventura e per aver avuto l’occasione di girovagare in moto per le risaie.
Nel mio hotel mi accoglie un’anziana signora che non parla inglese, mi da le chiavi e neanche mi chiede di pagarla. In seguito arriva la (credo) figlia, che parla un po’ di inglese e mi racconta che lo sta studiando. Per i vietnamiti è molto importante studiare inglese perché sanno che potranno garantissi un futuro migliore. Ci mettono l’anima.
Mi dirigo verso il centro di Hoi An, la città delle lanterne che mi accoglie con le sue stradine illuminate. Un posto turistico, ma molto bello e rilassante diverso dalla trafficata città precedente.
Si riesce a passeggiare in maniera tranquilla e giro per i monumenti importanti da vedere.
Poi però quello che mi piace di più è intrufolarmi per le strade dove non ci sono i turisti, scopro delle risaie dove non c’è nessun’altro che qualche vietnamita che lavora per i campi. Amo passeggiare nei luoghi in cui vive la gente o, vedere dall’esterno la loro vita, le loro tradizioni, i mercati, la loro cucina per strada, i bambini che giocano all’aria aperta, che ti salutano in inglese, che sorridono.
Non hanno nulla. Ma sono felici. Di questo approfondirò nella seconda parte del viaggio.
Da Hoi An mi organizzo un’altra escursione alle Marble Mountain, esploriamo le grotte, la guida ci da informazioni sul simbolismo buddista e la loro cultura, che trovo particolarmente affascinante.
Mi sento una piccola esploratrice, nelle caverne, scalando all’interno, vedendo il panorama dall’alto. La vita vissuta come un’avventura ha il sapore della felicità.
Quando viaggio cerco di fare più esperienze possibili e mi sembra di vivere intensamente, cerco di non rinunciare a nulla, a girare il più che posso.
L’energia delle città, la gente per la strada, i paesaggi incontaminati, una cultura diversa, vedere alcune meraviglie della natura, sono tutte cose che mi fanno sentire viva davvero.
Esplorato il Sud e il Centro di questo fantastico Paese, andrò in viaggio verso Nord, per trascorrere la seconda settimana. Tutta la settimana del Nord si è plasmata day by day ed è stata tutta una sorpresa.
Sono andata a caccia di emozioni, mi sono ritrovata a viaggiare in macchina con “Fast car” di sottofondo, mi sono svegliata all’alba per vedere il sole nascere su una barca ad Halong bay, ho avuto contatto con la gente locale al 100% che mi hanno insegnato a vedere il mondo sotto un altra ottica. Ma di tutto questo ve ne parlerò nel prossimo articolo.
Be curios,
be adevnturos,
be alive.
Viaggia per sentire la vita sulla pelle, vivi di emozioni e con entusiasmo ogni singolo momento. Vivere è una scelta che dipende solo da te.
Chi sono
4 Commenti
Che bello! Mi hai fatto venire una nostalgia assurda per l’Asia! Deve essere stato un viaggio bellissimo! Un abbraccio
Cara Alessandra,
Assolutamente un viaggio favoloso! Sono tornata da quasi tre settimane e non riesco a smettere di pensarci. Soprattutto per quello che mi ha dato e come mi ha cambiata internamente.
Immagino la nostalgia che provi tu: ce l’ho io che trascorro in Asia solo 2 settimane all’anno, immagino te dopo averci vissuto per così tanto tempo.
Un forte abbraccio.
Fabiola – Mallorca
Ci ho vissuto due anni, fino a ormai 4 anni fa e la nostalgia non è ancora passata…
Caro Tomaso,
Posso solo immaginare. Asia lascia il segno e ti cambia nel profondo. Da quando ho iniziato a viggiare in Asia, lei mi richiama a sè ogni anno e mi regala sempre un’enorme marea di emozioni.
Un abbraccio.
Fabiola – Mallorca