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Vivere e lavorare all’estero senza sapere la lingua

di Ines Addis
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Vivere e lavorare all’estero senza sapere la lingua è sbagliato, lo sapevo. Per questo, ho sempre cercato di imparare il più possibile.

La mia ossessione con l’inglese è risaputa. Dopo il liceo linguistico, due vacanze lunghe in Canada, un trasferimento in Nuova Zelanda di due anni e mezzo, un trasferimento in Canada di 6 mesi e infinite sessioni di Duolingo, posso finalmente dire che l’inglese lo so bene ma non benissimo e che, pur non avendo una pronuncia perfetta, mi sono liberata del mio tanto odiato accento italiano.

Si sente che ho un accento, ovvio, ma almeno non si capisce da dove vengo.

In Canada mi dicevano “da dove arriva questo accento esotico?” e io mi riempivo di orgoglio perché mi rendevo conto di avercela fatta.

Ora che sono a Ibiza per la seconda stagione, la storia con lo spagnolo è un po’ più complicata. 

Vivere e lavorare all’estero senza sapere la lingua, specialmente quando ti ritrovi ad affrontare situazioni difficili e non riesci ad esprimerti in modo corretto, è sicuramente un problema.

Ci sono persone a cui basta “farsi capire”, persone che non fanno il minimo sforzo per integrarsi e imparare l’idioma locale, persone che dopo anni all’estero parlano ancora come se fossero appena scese dall’aereo per una vacanza.

Io queste persone non le capisco ed è sempre stato il mio incubo più grande farne parte.

Come fanno quando devono gestire un problema grosso e non hanno le giuste competenze della lingua del posto?

Come fanno se hanno un problema legale e si ritrovano a parlare con un avvocato? Come fanno se stanno male e vanno dal dottore? Magari è facile dire che si ha dolore alla pancia, ma come si fa a capire che la diagnosi è una stupidata o che si è affetti da una malattia grave?

Adesso ho un problema, un problema grosso, e vorrei raccontare questa storia con la speranza che queste persone a cui basta “farsi capire” cambino idea sulla questione del vivere e lavorare all’estero senza sapere la lingua, perché sapere la lingua del posto in cui si vive è di importanza fondamentale.

Ibiza. La mia amata Ibiza. Meta di milioni di vacanzieri dalle caratteristiche più disparate, di lavoratori stagionali, di truzzi tamarri discotecari, hippies, famiglie con bambini, pensionati che si godono il sole leggero di aprile.

A Ibiza c’è di tutto, c’è tanto lavoro, spiagge bellissime, luoghi affollati e luoghi isolati, l’unica cosa che manca sono gli alloggi per i lavoratori perché il mercato immobiliare locale è incentrato sul guadagno estremo legato al turismo.

A gennaio ho iniziato a cercare una stanza per la stagione, come ho raccontato sul mio blog in questo post, e, dopo qualche difficoltà iniziale, sono riuscita a trovare una camera a 350 euro al mese spese incluse.

Ho mandato un’amica a controllare la casa per essere sicura di non imbattermi in una truffa, estafa, che a Ibiza è all’ordine del giorno, e ho fatto un bonifico di 700 euro per un mese di affitto e uno di caparra (fianza). Spendere 350 euro per una camera a Ibiza è fantastico come avere oro, perché normalmente le cifre si aggirano intorno ai 500-600 euro per una singola prima che inizi la stagione e 400-500 euro più le spese a stagione iniziata, per un letto in stanza condivisa; addirittura si affittano balconi, sale da pranzo o camper parcheggiati in un giardino.

Qualche giorno prima di arrivare a Ibiza, il tipo della casa che da ora in poi verrà nominato come Cabron, perché se lo merita, mi scrive dicendo che aveva deciso di affittare l’altra stanza libera su Airbnb quindi in casa ci sarebbe stato un via vai incredibile di persone, ma per 350 euro al mese mi andava anche bene.

Passano due mesi e Cabron mi dice: dobbiamo parlare.

Io penso: mi vuole cacciare perché guadagna più soldi con i turisti di Airbnb, invece mi dice: guarda c’è un problema per entrambi, il padrone di casa ha bisogno dell’appartamento e ce ne dobbiamo andare in unos dias. 

Questa espressione già non la capisco. Tra qualche giorno? Gli chiedo quando di preciso, mi dice una settimana, magari prima, magari dopo.

Io lo guardo allibita, non ci credo che stia succedendo proprio a me.

Dove vai a giugno se non hai una casa? La gente lascia l’isola perché trova lavoro ma non trova dove vivere.

Chiedo a Cabron: ma scusa, il padrone di casa non ti può mandare via da un giorno all’altro, se hai un contratto ti deve dare un preavviso di almeno un mese, come funziona?. Eh no, mi dice, ce ne dobbiamo andare in unos dias.

Penso: non posso farci niente e inizio a cercare un altro posto in cui stare. Il risultato è simile al post di gennaio, la gente non mi risponde, o mi dice che la stanza è già affittata.

Su una ventina di annunci hanno offerto un letto in stanza condivisa a 500 euro più le spese, una stanza singola a 700 euro più le spese, una “stanza” singola a 300 euro in cui veniva menzionata la mancanza di privacy e una cortina (tenda) più qualcosa detta sotto voce che non ho capito, che uscendo dalla bocca di un uomo sicuramente non sarà stato niente di buono.

Il giorno dopo il mio cervello elabora l’informazione “sei in mezzo a una strada in unos dias” e decido di scoprire se mi devo rassegnare davanti a questa situazione o se posso far valere qualche tipo di diritto.

Scrivo la mia storia su un gruppo facebook che si chiama “Ibiza afectados con los alquileres“, che tratta di problemi di alloggi e ingiustizie connesse, chiedendo cosa fare, come comportarmi.

Mi contatta una ragazza italiana avvocato, mi dice di passare in studio per fare due chiacchiere. Mi contatta anche il rappresentate di questa associazione, dicendo di mandargli tutte le prove che ho riguardo al mio contratto di affitto e pagamenti, aggiungendo che le avrebbe inoltrate alle autorità competenti e mi avrebbe fatto sapere. Nel giro di poche ore si scatenano commenti su commenti sotto al mio post, la gente indignata, tutti a dirmi di non muovermi di casa e di denunciare Cabron.

Ieri mi scrive anche una giornalista di Madrid, mi dice che sta facendo un reportage sulla situazione degli affitti ad Ibiza, se mi può intervistare.

Accetto e inizio a innervosirmi perché, essendo consapevole del mio livello di spagnolo, so già che la metà delle cose che mi dirà al telefono non le capirò.

Invece, a grande sorpresa, capisco tutte le domande, mentre lei non capisce le mie risposte.

Mi agito, non riesco a respirare e mentre parlo cerco la mia moto e non la trovo parcheggiata: panico, me l’ha portata via la grua (carro attrezzi) perché l’ho lasciata sulle strisce blu. Vado nel pallone totale – ma dopo la telefonata la ritroverò. La giornalista dopo qualche minuto mi richiama e mi dice che, se riesco a metterla in contatto con il padrone di casa, magari mi può aiutare, ma io non ho idea di chi sia. Così mando un messaggio a Cabron: ciao come stai, mi puoi dare il nome o il numero del padrone di casa per favore?. Risposta: per cosa? Io: perché non ho intenzione di rimanere per strada, gli voglio parlare.

Cabron mi chiama all’istante e io passo il telefono direttamente alla mia amica spagnola, perché tanto lei sa tutta la storia e può parlare al mio posto. Perché io non ho le competenze linguistiche per affrontare la conversazione.

Dopo un po’ me lo passa e lui inizia a dirmi che il numero del padrone non me lo dà, che altrimenti andiamo a metterci entrambi in un gran problema.

Io gli dico: guarda che tu mi hai già messo in un problema perché non avere un posto in cui vivere a Ibiza a giugno è un problema! Gli chiedo per favore di darmi il numero altrimenti me lo cerco da sola.

Lui alza la voce e mi dice mi stai minacciando?. Alé! Questo pensa che, poiché sono una donna e sono straniera, sono pure scema. Mi urla un po’ e alla fine gli dico: guarda che ho appena parlato con un avvocato e mi ha detto di non muovermi di casa perché io ho ragione, noi abbiamo un contratto verbale che in Spagna è valido, io ho il diritto di vivere in questa casa fino a metà ottobre come concordato. Paroline magiche che gli fanno cambiare tono in un secondo: non urla più.

Rimane il fatto che lui vuole convincermi ad andarmene, che non vuole farmi parlare con il proprietario, mi suggerisce di passare l’estate da un divano all’altro dei miei amici, perché secondo lui è una soluzione, perché secondo lui prima o poi trovo casa, perché secondo lui devo pagare metà di quello che guadagno per una stanza… per un problema che mi ha creato lui!

Scopro che il padrone di casa non vuole che lui affitti le stanze, men che meno con Airbnb. Ma se lui ha sbagliato, se ha fatto qualcosa che non poteva fare, perché devo rimetterci io? Cabron mi dice: avevo bisogno di soldi! Gli rispondo: potevi andare a lavorare come fanno tutti, la prossima volta pensaci prima.

Non arriveremo mai a un punto, ne sono sicura.

Io rimango della mia idea che non devo rimetterci per gli errori degli altri, che se sbagli devi pagare, che se nella vita fai sempre quello che vuoi e nessuno ti dice niente, se la passi sempre liscia, continuerai a fare quello che vuoi e ad approfittare della gente. Soprattutto dei più deboli, perché una persona che non parla bene la tua lingua o non conosce le leggi del tuo paese è più debole di te.

Non mi piacciono le ingiustizie.

Ora sono nella posizione per far valere i miei diritti e per dare una bella lezione a qualcuno che se la merita. E lo farò perché ho già preparato l’innesco della bomba. Il problema sarà quando Cabron tornerà a casa dalle vacanze, perché mi sono dimenticata di dirvi che nel frattempo è partito: io devo spendere cifre assurde per un’altra casa, ma lui va in vacanza, ovvio, e dovrò parlarci e non avrò modo di dire quello che penso nel modo corretto, non potrò cantargliene quattro.

Ma tranquilli, ci penseranno le autorità competenti.

Adios, Ines la trottola Ibiza.

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6 Commenti

Solare 17/06/2017 - 01:56

Mentre leggevo mi veniva un nervoso….ma due legnate in testa a questo cabron non gli si possono dare? Sai magari mentre rientra a casa la notte , al buio….vedi mai che a Ibiza girano dei tipacci! in bocca al lupo e non mollare!

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Ines 17/06/2017 - 11:57

gliele darei pure io le bastonate, ma cabron è scappato! racconto gli aggiornamenti freschi freschi. Due giorni fa è venuto a suonare l’ufficiale giudiziario che cercava Cabron. Io ho detto che non firmavo nulla e che secondo me questa persona era scappata perchè non è a casa da 2 o 3 settimane, mi ha tolto da facebook e non ho notizie. L’ufficiale mi spiega che nella notifica c’è lo sfratto e il recupero crediti perchè questo “signore” non pagava i suoi 900 euro di affitto DA NOVEMBRE. mando un messaggio a cabron per comunicare la notizia e lui cambia nome su fb. ho provato a contattare i proprietari e dopo infiniti messaggi a cui non ricevo risposta, vado sui loro profili fb e hanno tolto improvvisamente foto profilo e qualsiasi informazione, profilo blindato da un giorno all’altro. io volevo essere collaborativa, ma se qua la gente scappa e si nasconde, io me ne frego e mi godo ll’estate nel mio bellissimo appartamento a ibiza con 3 stanze! chi mi viene a trovare 🙂 la nota amara è che per aver diritto a stare qua devo continuare a pagare il mio affitto a Cabron, quindi quello continua a guadagnare soldi che non si merita mentre e’ in vacanza. che dire, il mondo e’ dei furbi -purtroppo-. facendo un breve conto questo “signore” tra affitti non pagati e stanze affittatem da novembre a oggi si e’ messo via ben 10000 euro! ines

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Elisa 28/06/2017 - 19:57

Ciiiao ines,tu che vivi ad ibiza ,io sto provando a cercare un alloggio, (un divano chousurfing ,un ostello…da maggio,in realtà a Formentera ,ma è un impresa impossibile, anche ad ibiza è così,sai dirmi dove potrei guarde.)

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Ines 29/06/2017 - 14:28

guarda sul sito milanuncios e sui vari gruppi facebook di alquiler

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feffe 17/06/2017 - 11:01

Bellissimo e bravissima Ines. Ce a farai like always ;). Good vibes around you 😉

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Thebesttripneverends 17/06/2017 - 11:02

Alloggi a parte (conosco Ibiza solo da turista e mi sono detta di non tornarci piu’..poi chissa’) capisco il feeling. Sono stata costretta a imparare parole tipo putrelle, capsule o preventivi che normalmente un italianoinvacanzachesifacapireagesti reputa inutili!

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