l’Italia di Aurélie, expat belga nel nostro paese
Finalmente, dopo l’arrivo di un secondo figlio, direi che la scusa è buona!– mi metto a scrivere.
Seguo da un bel po’ le “Donne che Emigrano all’Estero“, leggo con molta interesse i vari post e, quando sono stata contattata per partecipare, non potevo dire di no!
Mi chiamo Aurélie e vengo dal Belgio.
Rispetto a voi italiane all’estero sono quindi un po’ diversa : una straniera in Italia! Però, pensandoci, e soprattutto leggendovi, in verità tanto diverse non siamo.
Sono arrivata in Italia la prima volta per caso, avevo ventidue anni e i mesi precedenti erano stati tosti per me tra il divorzio dei miei e la separazione da mio ragazzo dell’epoca.
Volevo andare via quell’estate e viaggiare ma non avevo soldi (ero una tipica studentessa!), ed è cosi che un mio amico mi aveva consigliato di partire come volontaria, viaggi a spesa tua ma sul posto non paghi niente.
Ottimo per me.
Sono arrivata in un paesino della Brianza in una caldissima giornata di Agosto del 2003 come volontaria per un campo organizzato da Legambiente.
Esperienza bellissima quella di condividere due settimane con quindici giovani di paesi diversi!
Ovviamente quello che doveva succedere è successo e mi sono innamorata del coordinatore (italiano) del campo.
La nostra è iniziata come una cosa estiva, una storia che sembrava senza futuro ma, dopo quattro anni di relazione a distanza, di innumerevoli voli Ryanair tra Bergamo e Bruxelles, di tutte le vacanze trascorse qui, di corsi serali di italiano e di valigie sempre fatte o da fare, eravamo arrivati ad un punto di non ritorno.
O ci si spostava e si iniziava una vita insieme, o ci si separava. Come spesso succede, sono io, la donna, che ho mollato tutto: il lavoro a tempo indeterminato (ancora piango), la casa a Bruxelles, gli amici, la famiglia, la danza; ho preso il mio gatto e i miei mobili e mi sono trasferita sul lago di Como con Stefano.
I due anni successivi furono faticosissimi.
La ricerca di lavoro con pochissime soddisfazioni, la difficoltà di creare legami e fare amicizia, i lavoretti temporanei e precari, il dedalo dell’amministrazione italiana, la mancanza dei miei amici e allo stesso tempo la loro incomprensione per la mia scelta “ma in che guaio ti sei cacciata?? Cosa ci vai a fare in Italia dove non c’è lavoro? Ma perché lui non viene qui?” ecc., e soprattutto le differenze culturali che non avevo calcolato: tutto ciò è stato un peso sul nostro rapporto e dopo due anni ci siamo lasciati.
E’ stata la mia decisione, e probabilmente quella più complicata della mia vita fino a quel momento, perché significava che avevo mollato tutto per… niente alla fine.
Troppo fiera per tornare in Belgio con la coda tra le gambe e dare ragione a tutti i miei detrattori, ho deciso di darmi qualche mese per capire se ce la facevo a restare qui o meno.
Oggi, quasi sei anni dopo, sono ancora qui : ho cambiato casa tre volte ma vedo sempre il lago dall’alto, ho fatto tanti lavori e conosciuto un sacco di gente, ho incontrato l’uomo della mia vita, abbiamo comprato casa, insieme abbiamo avuto una figlia e da poco anche un figlio.
Il gatto c’è ancora, gli amici detrattori pure, e la mia solitudine da expat è cambiata ma mi accompagna sempre.
Spesso mi si chiede cosa penso del paese che mi ospita…che domanda!
La mia risposta è complessa.
Prima di tutto l’Italia non è stata per me come me lo aspettavo: io credevo di arrivare in un posto dove la gente è rilassata, accogliente, dove si lavora relativamente poco con ritmi diversi rispetto che da noi “al nord”, dove sarebbe stato facile integrarsi, dove con le mie quattro lingue e la mia laurea avrei trovato lavoro facilmente. Che botta!!!
Nella mia esperienza del Nord Italia, la gente fa anche tre lavori per starci dentro (quindi tutt’altro che rilassati!) e si lavora tante ore se si ha la fortuna di avere un lavoro, mentre chi non ha lavoro fatica a trovarlo.
Gli amici veri che ho potuto conoscere in otto anni si contano sulle dita di una sola mano, e potrei scrivere vari libri sui “casini” che tutt’ora mi capitano quando ho da fare con agenzie delle entrate, inps, inail, ACI, PRA, comune, ASL e cosi via!
Ma l’Italia per me è anche altro. E non solo pizza, gelato, spritz e sole.
L’Italia ormai è mio quotidiano : la scuola di mia figlia, le mie tre “vicineamiche” e i nostri figli che giocano insieme in giardino, il mio coinvolgimento in varie associazioni e attività, il mio amato corso di danza contemporanea e la famiglia che ci ho trovato. Tanti sogni di giorni migliori a livello professionale e la voglia di mettermi in gioco, con la grossa frustrazione che mi procura, appunto, il lavoro qui.
La solitudine dell’essere una mamma senza aiuti, ma la soddisfazione di farcela lo stesso anche se con tanta fatica e sicuramente non alla perfezione.
L’orgoglio, a volte, dell’essere diversi.
L’irritazione, a volte, di non essere capiti in questa diversità.
Il tornare in Belgio qualche volta all’anno, sempre di corsa, sempre tirata, e dopo anni di dubbi e di frustrazione ormai essere più in pace con il senso di sradicamento che provo da entrambe le parti. La consapevolezza che i pochi amici rimasti sono quelli che non se ne andranno mai.
E poi tutte quelle cose che noi expat conosciamo e con cui viviamo tutti i giorni : sentimenti contrastanti e cose inspiegabili a chi non le vive, distanza, vicinanza, frustrazione, consapevolezza, rabbia, fatalismo, (s)radicamento, voglia di andare, voglia di tornare.
Quindi, ecco, la “mia” Italia dove vivo da otto anni. Se lo rifarei? Non penso proprio. Se lo rimpiango? No.
Però sicuramente avrei qualche modesto consiglio da dare a chi pensa di trasferirsi qui… nella prossima puntata!
Special Guest
14 Commenti
Bella storia!! E che coraggio!! Un abbraccio da una expat che è andata in senso contrario (dall’Italia all’estero…)
Aurélie, scrivi bene, non devi smettere! la tua storia è molto bella, rivedo molto di me nelle tue parole.
La frase che più mi rappresenta è “il senso di sradicamento che provo da entrambe le parti”. Un abbraccio da un’italiana a Bruxelles!
Come mi ritrovo in questo post! sono romana e ho vissuto 4 anni in Belgio, poi avevo fretta e voglia di tornare in Italia e sono finita anche io in Lombardia dove ti senti expat quasi come all’estero! in bocca al lupo!
Che dire, un po mi sono ritrovata nella tua storia. Per quanto sia diversa la mia rispetto alla tua cara amica, è sempre una storia di vita da expat. Io vengo dalla Romania per lavorare, per trovare quel mischio di cose che mi mancavano a casa mia. Il desiderio di provare qualcosa di diverso non di meglio. Volevo vedere con i miei occhi cosa succede altrove, come si vive e qual’è la diferenza tra il mio paese (ex comunista dittatoriale) e un paese sviluppato occidentale. Anch’io ho lasciato il mio lavoro a tempo indeterminato (e che amavo) optando per un lavoro che non conoscevo per niente. Dopo 9 anni qui nel bel paese ho capito che non ho più un posto che lo posso chiamare “mia casa”. Quando vado a Bucarest mi sento un ospite nella propria casa e mi mancano tante cose dall’ Italia. Qui invece, per quanto mi trovassi bene, sarò sempre una straniera. Un abbraccio!
Come mi ritrovo in tutto quello che hai scritto. Non ho figli ma le emozioni che ho provato leggendo il tuo post, mi fanno capire che c’è un perché al mio stato d’animo. Una italiana expat da 10 anni in Inghilterra e Germania.
Bellissimo post!
Complimenti, ma davvero, complimenti per l’italiano perfetto!! Io vivo in Francia da 4 anni e ho studiato il francese dalle elementari, ma non penso riuscirei ad esprimermi con una tale padronanza di lessico e grammatica! Non hai pensato di fare la scrittrice? Potresti proprio…
Sono andato in Olanda, anche solo per sei mesi, e ho avuto modo di capire quella sensazione di estraneità di cui parli. Suppongo rimanga attaccata anche dopo diversi anni di permanenza all’estero.
Credo anche che sia normale, ti viene sempre reso conto del fatto di non essere “del posto”, inconsciamente, ogni volta che ti relazioni con le persone locali. E’ un poco estraniante.
Mi piace pensare allo scenario inverso: fare amicizia con persone straniere nella mia terra. Una volta che sai com’è, ti viene spontaneo cercare di rendergli la vita migliore.
“Paesino della Brianza”? Potrebbe essere il mio!
In bocca al lupo per il futuro.
F
Complimenti per la ricchezza e la proprietá del tuo italiano. Io vivo in Svezia da due anni, emigrata a 55 anni! Molti italiani qui mitizzano l’Italia e soprattutto il calore della gente, quanto sia facile stringere nuove amicizie e vivere da immigrato in Italia rispetto alla Svezia. Vorrei che leggessero il tuo racconto. Lo segnaleró ogni volta che qualcuno si perderá in descrizioni oniriche e poco realistiche. Complimenti!
Buongiorno Aurelie,
Sinceramente da italiana emigrata all’estero rimango interdetta dalle sue parole. Il paese che ci accoglie ha sempre i suoi difetti, come ovviamente il paese che lasciamo. Ci viene data un’opportunitá e spetta a noi saperne approfittare. Quando ero molto piú giovane ho provato ad emigrare in Belgio, ma purtroppo non ho trovato lavoro, gente maleducata e scostante, nessuno disposto ad aiutarti, neanche per trovare lavoro pulendo i cessi, nonostante la laurea e le tre lingue parlate. Con tanta delusione torno in Italia, ma non mi arrendo, quindi parto per la Spagna. Sono qui da piú di 8 anni e nonostante i suoi difetti, amo questo paese e per nulla al mondo mi permetterei mai di scrivere ció che lei scrive dell’Italia, visto che a lei rimane sempre la scelta di tornarsene a casa sua. Da emigrata mi rendo conto che non é sempre facile, ma non mi pento della scelta che ho fatto.
Articolo interessante.
Ehh… ogni esperienza e punto di vista è a sé; è tutto molto personale. Condivido l’opinione sulla frustrazione lavorativa.
Anche per le amicizie è relativo: col tempo alcune si rafforzano e altre si perdono e gli amici veri sono “speciali”… quindi pochi! Ma questo , che tu sia in Italia, o a casa tua in Belgio, o altrove! 🙂
Buon proseguimento! Bonne route! 😀
Grazie per aver letto e commentato! Volevo solo puntualizzare una cosa per Fadia: dal tuo commento ho l’impressione che io abbia offeso il tuo “essere italiana” e anche la tua esperienza da expat. Il mio racconto racconta, appunto, la mia esperienza e non avevo nessuna intenzione offendere o lamentarmi…. L’Italia come ogni posto ha del + e del -, lo sappiamo, nessun posto è perfetto purtroppo. Il fatto che “non lo rifarei” non è legato solo alla situazione obiettiva trovata qui in italia, bensi al mio vissuto…. E quello non deve offendere nessuno, anzi! La mia quindi non è stata una denuncia, mi dispiace tu lo abbia preso male!
Intanto sono ancora qui 😉 col sorriso!
Salve, ho letto il tuo post ed inevitabilmente ho pianto perchè mi sono, a tratti, specchiata nella tua descrizione. Io vivo in Belgio da quasi tre anni perchè ho lasciato il mio paese, l’Italia, per vivere con un uomo belga, costruire la mia vita in un altro luogo e cominciare da zero con grande entusiasmo. Ho lasciato un lavoro, degli amici cari, la mia famiglia, credendo con tutta me stessa in un futuro migliore e in un paese migliore dove far crescere i miei figli. Oggi, rimpiango amaramente la mia scelta, il mio compagno si è rivelato un fantasma, pressochè assente, ma che quando c’è sarebbe meglio non ci fosse, infatti, le nostre differenze culturali si sono rivelate nefaste. La gente qui è di una freddezza svilente, e mio figlio, che ha due anni e che vorrebbe giocare e porgere solo sorrisi agli altri bimbi, è sistematicamente rifiutato ed incompreso. Io non riesco a trovare un’occupazione, nonostante parli tre lingue, stia imparando l’olandese ed abbia un master, ma soprattutto non riesco a costuire affetti attorno a me, la gente è molto scostante, persino antipatica e di un materialismo ottuso. Vorrei tanto tornare in Italia ed offrire a mio figlio la possibilità di crescere nel mio paese, dove non è senz’altro facile vivere, come tu stessa hai potuto accertare, ma dove la gente è molto più amichevole e solidale. Purtroppo, non posso strappare mio figlio al padre, i miei scrupoli morali e sentimentali me lo vietano. Dunque, spero, come te, di riuscire, nonostante questa alienazione in cui sono immersa, a costruire un mio rinnovato equilibrio per poter offrire al mio dolcissimo bimbo la gioia e la serenità di cui ha bisogno. Grazie!
Oddio… leggendo le tue parole ho rivissuto tutto il mio percorso! Sembra scritto da me! Le uniche differenze sono che io sono in Italia da diciassette anni e sono arrivata qui seguendo mia madre e non l’amore. Ma per il resto… come capisco le tue parole! Tutte! Da gli amici all’estero che non capiscono, al non trovare un lavoro serio parlando tre lingue e avendo una laurea… l’impatto culturale arrivando qui, credere di trovare un posto accogliente e solare e invece ritrovarti in un posto chiuso, freddo e diffidente…
Gli amici e le delusioni… oh si. Come ti capisco!
Inammorarsi dell’Italia è come inammorarsi del bello e dannato a scuola: è irresistibile, lo ami perché è affascinante, carismatico e misterioso, e anche se sai che ti farà soffrire continui ad amarlo lo stesso.
Ti fa vivere emozioni meravigliose, ma in qualsiasi momento ti lascia sul ciglio della strada ignorandoti e dandoti la schiena lasciandoti confusa e con una voglia matta di tornare a casa.
Questa è l’Italia per me.
Ti abbraccio e ti auguro tanta felicità e che tu riesca a trovare quella soddisfazione lavorativa che tanto rimpiangi!