Quando abbiamo deciso di trasferirci in Canada abbiamo scelto Vancouver per una serie di motivi pratici non ultimo il clima mite.
Mi affannavo a spiegare alla mia famiglia che questo paese (33 volte l’Italia per estensione, il secondo più grande del mondo) non è tutto uguale e non corrisponde all’immaginario collettivo dell’italiano medio, tutta neve, orsi e alci.
“L’italiano medio”, diciamocelo, è piuttosto a digiuno circa le nozioni geografiche dei paesi extraeuropei.
Ciò che “si sa” del Canada in Italia è un misto di racconti pervenuti dagli emigrati e una serie di informazioni reperite su internet, ma sono consultando i primi tre link indicizzati èh!
L’immagine generale che se ne ha quindi è quella raccontata dai media che estrapolano spesso solo i tratti salienti e caratteristici di un paese e quella di seconda mano raccontata dai nostri connazionali emigrati.
Il Canada per gli italiani è Toronto in Ontario, sulla costa est, una delle zone più fredde e nevose del paese.
Come è noto che la stragrande maggioranza degli emigrati italiani si trasferì lì negli anni ’50-’60 e tuttora la più grande comunità italiana vive sulla costa est, loro ci hanno raccontato e continuano a raccontarci quello che molti sanno oggi sul Canada.
Una visione abbastanza parziale comunque.
C’è voluto un po’ per far realizzare a tutti che a Vancouver non vivevamo immersi nella neve 10 mesi l’anno e che no, i nostri vicini di casa non erano foche e orsi polari.
La costa ovest del Canada è un ambiente geo climatico totalmente diverso da quella est.
Qui piove tantissimo, siamo in fin dei conti in una foresta pluviale, le estati sono lussureggianti, intense, brevi e mai troppo calde, la primavera è un’esplosione di colori e la batte solo l’autunno meraviglioso e mite come dovrebbe essere.
Benedicevo ogni anno il clima sopportabile di questa città e pure se eravamo consapevoli dall’inizio che Toronto ci avrebbe offerto molte più opportunità lavorative e, probabilmente, guadagni migliori non ci pentivamo nemmeno per un attimo della nostra scelta guardando le previsioni meteo dell’altro lato e sentendo i nostri amici alle prese con freddo, fango, paesaggi monocolore.
Quest’anno però l’inverno a Vancouver è stato terribile con quantità di neve mai viste, laghi ghiacciati, gelo perenne, e strade pericolose.
I residenti più longevi mi dicono che non se ne vedeva uno così da 70 anni.
Negli ultimi tre anni, da quando siamo qui, ci saranno stati 3 o 5 giorni di leggerissima neve ed un solo giorno con temperature mattutine seriamente sotto lo zero. Stavolta nel periodo prenatalizio e fino alla fine di gennaio si è scatenato un fronte artico che ha messo a dura prova il mio (e quello di molte amiche non canadesi) equilibrio interiore.
Sarà che sono di Roma, che ho vissuto 15 anni a Napoli , che nelle mie vene scorre sangue calabrese, sarà una combinazione di fattori ma per la prima volta ho sperimentato la winter blues e non è per nulla piacevole.
Ti prende subdolamente e ti butta giù, ti spegne le energie e tinge i tuoi pensieri di grigio. Il buio costante, l’ambiente gelido, la natura morta. No, non fa per me!
Ho combattuto con tutti i rimedi possibili: morning yoga, esposizione diretta alla luce solare ogni volta che se ne presentava l’occasione, vitamina D a gò gò, fiori profumati in casa in ricordo della primavera.
Come consigliano i popoli del nord Europa ho fatto dolci un giorno sì e l’altro pure e naturalmente li ho mangiati! Ho comprato frutta esotica ed ho acceso candele per un illuminazione rilassante…ma soprattutto ho sofferto e mi sono lamentata continuamente. Ora la primavera timidamente inizia a spargere i suoi segni su questa terra, le gemme spuntano sugli alberi, le giornate sono più lunghe ed io mi sento già meglio, quasi una sopravvissuta.
Potrebbe sembrare un’esagerazione ma è scientificamente dimostrato che il nostro corpo e la nostra mente posso essere seriamente compromessi da certe condizioni atmosferiche. Consigli per gli aspiranti emigranti: se siete meteoropatici il Canada, da est a ovest, non fa per voi!
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