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Come è cambiata Zanzibar nel corso degli anni.

di Annamaria Zanzibar
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Primary School

Primary School

I luoghi cambiano, come pure le persone, perché la stessa vita è continuo mutamento. Non si cambia sempre in bene, a volte il cambiamento è lento ed inesorabile, a volte è immediato e pure brutale, scatenato magari da qualcosa di drammatico. Nei nove anni che ho vissuto a Zanzibar posso dire di averne visti di cambiamenti, anche se apparentemente sembra che tutto sia uguale.

Tanti nuovi hotel e strutture turistiche sono sorte anche in zone che erano marginalmente toccate dal turismo, con tutti i pro ed i contro del caso. Sono nati come funghi piccoli supermercati e negozi che vendono un po’ di tutto, dai prodotti alimentari, ai casalinghi, ai prodotti per la pulizia. Ora si trovano in vendita formaggi, pasta, affettati ed altre prelibatezze di origine tipicamente europea o comunque occidentale. Le farmacie son ben fornite ed in alcune si trovano anche integratori alimentari, farmaci per il diabete, per il cuore, cosmetici di marca, assorbenti e persino profilattici, cosa impensabile fino a qualche anno fa. I prezzi per noi bianchi sono abbordabili se paragonati ai prezzi occidentali, ma senza dubbio proibitivi per la stragrande maggioranza degli zanzibarini, il cui salario medio si aggira sui 100 dollari al mese.

La salute pubblica è invece una nota molto dolente, in quanto l’ospedale pubblico non è nemmeno dotato dei servizi più elementari e carente dal punto di vista igienico sanitario. La gente in attesa bivacca seduta per terra, le cure van pagate,non esiste un pronto soccorso, capita anche di vedere due persone in un unico letto, il cibo e l’acqua van portati da casa. Questo fa capire perché molti preferiscano non andare all’ospedale o si indebitano per poterZanzibar Fashion Week pagare delle cure private.

Diversa è la storia per chi ha possibilità economiche o per i tanti bianchi presenti nell’isola. Ha da poco aperto i battenti un ospedale privato dotato di strumentazioni, laboratori di analisi, primo soccorso, ambulanza. La clinica fa parte di un gruppo che ha strutture in altre parti del mondo e nella quale parte del personale specializzato è di origine indiana. Ma, come dicevo, o hai soldi, o un’assicurazione medica o ti scordi di farti curare. Personalmente preferisco farlo in Italia, dove ho i miei medici di fiducia. E so in questo di essere comunque una privilegiata.

Nel corso di questi anni buona parte delle strade dell’isola son state asfaltate, anche se l’illuminazione durante la notte è inesistente e si consiglia prudenza in quanto capita che ci siano pedoni, gente in bicicletta ed animali. Inoltre gli zanzibarini hanno solitamente una guida spericolata e una volta in macchina si sentono i padroni della strada, con poco rispetto del codice stradale, semmai qui ne esista uno. Anche internet oramai ha una diffusione capillare e l’adsl ora funziona in città e zone limitrofe.

Tutti posseggono un cellulare, anche il più scalcinato dei pescatori o la casalinga con 10 figli. A tal proposito c’è da dire che vanno pazzi per la tecnologia e venderebbero la propria madre per uno smartphone. Molti, soprattutto giovani, conoscono facebook e whatsapp. Non è rado vedere i Masai, che hanno una piccola comunità qui nell’isola, vestiti con i loro costumi tradizionali e col cellulare in mano. Contraddizioni della modernità e frutto della globalizzazione, ahimè.

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Preparazione di saponi con le alghe

Per quanto riguarda l’educazione son state aperte scuole private, alcune frequentate solo da espatriati, visto che il livello generale di istruzione pubblica è basso. E’ stata inaugurata qualche anno fa un’università privata, anche se coloro che hanno i mezzi preferiscono mandare i figli all’estero.

Son nate cooperative di donne, spesso aiutate dal microcredito o comunque da ONG o privati occidentali, con lo scopo di rendere le donne autonome e sviluppare i loro talenti.

Anche la moda ha avuto una impennata, complici il turismo e le maggiori possibilità economiche di alcuni africani. Da qualche anno a questa parte sull’isola si tiene la Zanzibar Fashion Week con stilisti provenienti da diverse parti dell’East Africa. Si spera che la loro moda possa arrivare anche fuori dei ristretti confini africani.

Le conclusioni che posso trarre è che i cambiamenti ci son stati, ma sempre ad opera di privati, di ONG, aiuti stranieri, fondazioni, enti. Lo stato qui è molto carente e sembra far poco per migliorare le condizioni dei propri cittadini. Il mutamento c’è laddove c’è lo straniero. L’Africa fatica a scrollarsi di dosso la miseria, la povertà, il retaggio di un passato di schiavitù e colonialismo. La gente fatica a prendere in mano il proprio destino e ad essere l’artefice di quel cambiamento di cui avrebbe bisogno.

Non un cambiamento imposto dall’esterno ma un cambiamento che viene da dentro.

 

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