Zanzibar, lavorare inseguendo un sogno

Le famiglie di Cristina e Ilaria
Riuscite ad immaginare un’isola tropicale incastonata nell’oceano Indiano, dalla vegetazione rigogliosa e lussureggiante? Adesso, immaginate due ragazze italiane, spensierate, giovani, in infradito. L’una che si destreggia tra padelle, spezie e piatti di cucina swahili in un resort a quattro stelle e l’altra, sempre in hotel, tra reception vista mare e clienti su un’isoletta di corallo.
Ecco, quelle due sono Ilaria e Cristina qualche anno fa, quando vivevano da espatriate a Zanzibar, a sud dell’equatore.
In questo post vi sveleremo le loro storie, molto simili ma anche tanto diverse.
Siete pronti a scoprirle insieme?
Cristina e Ilaria: due amiche toscane con in comune l’espatrio a Zanzibar e… l’amore per due guerrieri Masai conosciuti durante il soggiorno su quest’isola.
La storia di Ilaria
Ilaria nel 2013 riceve una chiamata da parte del tour operator con cui lavora che le fa una proposta come chef a Zanzibar, in un resort italiano.
Ha vent’anni ed accetta subito piena di entusiasmo. Lavorare in una cucina dove dalla finestra si vede l’oceano e la spiaggia bianca è un sogno che diventa realtà. Conosce tante persone locali con cui trascorre il suo tempo libero tra villaggi di pescatori e spiaggia. Grazie a queste amicizie ha la possibilità di scoprire la vera Zanzibar, quella fatta di povertà, di bambini scalzi che giocano per strada e persone che abitano nelle baracche, proprio a fianco di resort di lusso.
Il primo impatto in cucina fu abbastanza scioccante sia per le condizioni di quest’ultima sia per i colleghi locali che non parlavano italiano. Inizialmente Ilaria si faceva capire a gesti e poi piano piano ha imparato le parole base in swahili, la loro lingua.

Ilaria al lavoro a Zanzibar
Dopo pochi mesi lì, durante una serata in un bar sulla spiaggia, conosce un ragazzo Masai che le chiede di ballare.
Scocca la scintilla. Anche lui si trova lì per lavoro e cominciano a frequentarsi.
Ad Ilaria si apre un mondo e appena può viaggia in Tanzania nelle terre Masai per conoscere la tribù del suo fidanzato. Qui scopre un ventaglio di tradizioni ancestrali, di unione con la natura e di senso comunitario rispettoso.
Non è facile vivere in capanne di fango senza elettricità e acqua.
Dopo pochi giorni, torna nella sua Zanzibar per continuare la sua avventura lavorativa.
Viaggiare con Andrea, il fidanzato Masai, ha rafforzato il loro rapporto, e tra alti e bassi portano avanti la loro relazione. Questo finché, dopo un anno e mezzo insieme su quell’isola meravigliosa piena di contraddizioni, alla fine del 2014 Ilaria decide che è giunto il momento di andarsene per intraprendere un’esperienza lavorativa a Londra.
Le motivazioni sono legate al salario che percepisce a Zanzibar, troppo basso per costruirsi una vita al di fuori del resort dove lavora, e la necessita di capire se la storia con Andrea è o meno al capolinea.
È giovane e le piacerebbe fare carriera in giro per il mondo ma, dopo soli otto mesi di trasferta in UK, il cuore la chiama di nuovo nella terra dove tutto è iniziato.
Ilaria molla tutto e ritorna da lui, in Tanzania.
Dopo aver combattuto contro la burocrazia e aver ottenuto il visto, Andrea e Ilaria finalmente si sposano in Italia dove decidono di stabilirsi e creare una famiglia. Celebrano anche il loro matrimonio nella savana, con rito Masai.
Il matrimonio nella savana è un’emozione ed un’esperienza che mette Ilaria in contatto profondo con la cultura del marito.
Il rito è semplice ma molto significativo e si svolge nel recinto del bestiame dove, su una pelle di mucca, si inginocchia insieme ad Andrea. Tutt’intorno ci sono gli anziani e i testimoni della coppia.
Vengono benedetti dalla comunità e per far questo viene sputato loro in faccia del latte di mucca che i presenti sorseggiano da una zucca essiccata chiamata Kibuyu e utilizzata come contenitore.
Alla fine del rito, Ilaria e Andrea si incamminano verso la casa della suocera senza mai voltarsi indietro, lasciandosi simbolicamente alle spalle i problemi del passato.
Festeggiano cucinando riso speziato e carne. Tornati nuovamente in Italia, trovano un lavoro stabile che permetta loro di vivere dignitosamente, e decidono di acquistare una casa.
Dopo poco, Ilaria rimane incinta di una bambina, Mia.

Ilaria con la sua famiglia
Ad oggi continuano a viaggiare, per qualche mese all’anno quando possibile, andando in visita alla famiglia paterna nell’entroterra della Tanzania. Ma sanno perfettamente che il loro futuro è in Italia, soprattutto perché vogliono dare alla figlia un’istruzione di qualità.
La storia di Cristina
Cristina, nell’agosto 2014, durante una vacanza a Zanzibar conosce un guerriero Masai che gestisce una bancarella a fianco del resort dove alloggia.
La settimana di vacanza trascorre molto in fretta e i due si scambiano solo qualche breve chiacchierata, passeggiando sulla spiaggia. Ma il colpo di fulmine scocca improvviso e, dopo solo un mese dal rientro in patria, Cristina torna per conoscerlo meglio. Da quel momento si reca svariate volte in Tanzania, anche lei nell’entroterra dei villaggi Masai per conoscere la famiglia di lui.
Sono viaggi che le cambiano totalmente prospettiva facendola riflettere sul senso della vita.
Conosce usi e costumi di una tribù dove uomini e donne vivono quasi in modo separato, anche i pasti sono consumati separatamente. Ci si cura con erbe, radici o bevendo il sangue di mucca o capra. I bambini sono liberi e corrono da una parte all’altra della savana giocando con poco o nulla.
C’è veramente poco, ma quel poco si condivide anche con dei perfetti sconosciuti come lei.
Si tratta delle due settimane più intense e forti della sua vita. La savana con il suo ritmo scandito dal sole, la pace e i sorrisi di questa tribù accogliente le fanno maturare la scelta di mollare la sua vita in Italia, dove aveva casa ed un lavoro a tempo indeterminato, per rincorrere il suo sogno ed entrare come socia nella gestione di un piccolo resort vista oceano Indiano a Zanzibar.

Cristina a Zanzibar
Ogni giorno lavora duramente per imparare un nuovo mestiere di cui conosce poco o nulla.
Cristina, prima di Zanzibar, aveva sempre e solo lavorato nella moda, in una sartoria. Era la sua prima esperienza nel turismo. È stata una sfida imparare tante cose in un anno solamente. Ha affiancato la sua socia in reception che le ha insegnato come gestire le prenotazioni e accogliere i clienti. A volte, si è occupata del piccolo magazzino dell’hotel. Per molti mesi ha dovuto occuparsi anche della gestione della cucina perché una delle socie era assente per maternità. Non è stato facile, soprattutto quando è rimasta incinta anche lei. Ha lavorato con il pancione e un gran caldo. Ma è orgogliosa degli obiettivi professionali raggiunti.
La coppia dà una piccola ristrutturata alla camera con bagno presa in affitto, e inizia la loro nuova vita insieme.
La casa che condividono con altre coppie è semplice: con tetto di lamiera, senza pretese. A volte manca la corrente, altre volte l’acqua, per cui Cristina impara ad usare per il trasporto i pesanti dumu, le taniche per l’acqua, e lava vestiti e biancheria a mano.
Una vita semplice ed essenziale, non senza difficoltà, ma che la rende felice ed appagata.
Impara a vivere “pole pole”, lentamente come i locali, si sposta con una bicicletta presa in prestito o con gli autobus chiamati “dala dala”, sempre sovraffollati e carichi di merci. Le manca il cibo italiano ma, in compenso, lì la frutta è buonissima e il suo piatto preferito diventa il pilau, riso speziato con carne tipico della zona. Impara un po’ la lingua del posto per poter comunicare con lo staff dell’hotel.
Dopo aver scoperto di essere incinta, trascorre quasi tutta la gravidanza a Zanzibar.
Fa periodici controlli in una clinica locale a Stone Town, la capitale dell’isola, dove però la macchina per l’ecografia è datata e gli esami basici. Lì non fanno né toxoplasmosi né altri esami specifici così come li conosciamo noi in Italia. Dopo varie peripezie, tra cui il furto in casa delle sue carte di credito, al settimo mese di gravidanza decide di rientrare in patria.
Una scelta presa insieme al compagno e dettata sia dalla qualità del servizio sanitario italiano sia dal fatto che la vita sull’isola è troppo cara e non potrebbero permettersi, una volta avvenuto il parto, di rimanere tanti mesi senza lavorare. Per cui fanno il visto in fretta e furia e riescono a partire prima che scada il termine massimo per poter volare in gravidanza.
La loro bambina, Raheli (Angela) nasce dopo poche settimane su terra italiana.

La famiglia di Cristina
Oggi continuano a vivere per lo più in Italia, tornando in Tanzania qualche mese all’anno. Non hanno deciso dove li porterà il futuro e non hanno piani precisi in Italia. Il loro sogno sarebbe quello di tornare in pianta stabile a Zanzibar, ma conoscono perfettamente le problematiche legate alla sanità e all’istruzione. La valutazione, prima di decidersi a fare una scelta definitiva, richiede molta accortezza.
L’incontro tra Ilaria e Cristina
Nel 2017 ha luogo l’incontro tra Cristina e Ilaria in Toscana, loro terra natia.
I loro mariti, con le rispettive famiglie, si incontrano per trascorrere una giornata al mare. Dopo tante chiacchiere e confidenze, le due donne scoprono di avere molto in comune.
Ed è dal loro amore per l’Africa che nasce il progetto “Sotto il cielo della Tanzania” in cui raccontano le loro avventure di coppie miste tra Italia e Tanzania, oltre a tante piccole curiosità su queste terre meravigliose e difficili.
Ma “Sotto il cielo della Tanzania” è molto di più. Il progetto racchiude infatti molteplici iniziative, tra cui una raccolta fondi (conclusa) a sostegno della costruzione di una scuola per bambini Masai ad Arusha, in Tanzania, oltre a tanti altri progetti ambiziosi che verranno svelati strada facendo.
Insieme, Cristina e Ilaria hanno scritto anche un libro, “Sotto il cielo di Zanzibar”, pubblicato dalla casa editrice Dialoghi.
Non si tratta di un’autobiografia ma di un romanzo in cui le loro esperienze hanno dato solo uno spunto di partenza. Le due protagoniste sono Sofia e Giada, due giovani donne che si trovano nello stesso momento e per motivi diversi a vivere su un’isola tropicale piena di meraviglie e contraddizioni, Zanzibar, senza mai conoscersi. Tra ironia e qualche episodio che lascerà anche un po’ di amaro in bocca, il lettore sarà trasportato e proiettato nel loro mondo. Il libro è disponibile in qualsiasi libreria su ordinazione o direttamente su Amazon e Ibs, sia in formato cartaceo che e-book.
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